Julia Kent

La musica per documentari è un grande contenitore di sonorità pressoché sconosciute e in continua espansione a cui hanno contribuito musicisti del calibro di Robert Wyatt, Trent Reznor, Mogwai, William Ryan Fritch ecc. Oggi è la violoncellista Julia Kent a cimentarsi con il documentario della regista polacca Jola Wieczorek, “Stories From The Sea”. Già nota nella scena modern classical con Lp come “Character” (2013) o “Green And Grey” (2011), la violoncellista di Montreal si è sempre contraddistinta per una visione introspettiva e intima della musica, riuscendo a essere vicina sia al mondo della musica classica, sia a quello della sperimentazione tra avanguardia ed elettronica, in particolare nel recente “Temporal” (2019).

Con “Stories From The Sea” Julia Kent torna alle sonorità modern classical in chiave acustica e minimale, senza contaminazioni, avvicinandosi ai mondi bui e selvaggi descritti da Wieczorek. Appena quindici minuti di musica per archi e piano che si mimetizzano dietro le immagini, creando tappeti di archi e ritmi rapidi di piano come brevi carillon di note che potrebbero ricordare quelli di "Hosianna Mantra" dei Popol Vuh, in particolare nella iniziale “The Ship”. Kent usa le sue conoscenze senza avventurarsi in terreni a lei non usuali, cercando di sfruttare le sue potenzialità e le sue esperienze, restando sempre al servizio delle immagini.

Emergono momenti particolarmente toccanti, come gli archi di “Entering Piraeus”, vicini a quelli di Warren Ellis, o il brano più lungo (“Crossing”, poco più di tre minuti) con un tappeto sonoro che riesce a trasmettere con intimità le atmosfere della regista polacca.

20/10/2021