Molly Burch

Dopo aver giocato con buoni risultati la prevedibile carta del cantautorato, dopo la svolta pop in stile Phil Spector, e a poca distanza dal prematuro album natalizio (di solito destinato a riempire il vuoto discografico di un musicista di successo), Molly Burch cambia nuovamente direzione, virando verso un pop ricco di accenni disco o comunque tipicamente mainstream. Janet Jackson, Madonna e Cyndi Lauper sono dunque i nuovi punti di riferimento per la cantante di Austin, Texas, un’ennesima variazione su tema che non giova particolarmente all’autrice, confermando le perplessità originate dal secondo album “First Flower”, colpa di una scrittura che resta mediocre e priva di qualsiasi intuizione degna di nota.

Al centro di “Romantic Images”, il brano nato dalla collaborazione con il compagno di scuderia Jack Tatum (Wild Nothing), “Emotions”, una ruffiana carineria disco-pop destinata a una vita più breve di quella di una mosca. Altrove, Molly Burch dissemina citazioni maldestre, accennando “We Are The World” per l’inutile pasticcio armonico di “Games”, o addirittura copiando spudoratamente “Drive” dei Cars in “Easy”.
Piatto, prevedibile, “Romantic Games” scorre senza che nulla ne ridesti la verve, tra brani che accennano un rigore melodico più maturo ( la title track in stile Kate Bush) e una voce che si fa apprezzare per le qualità timbriche ma che irrita e stizzisce per la esiguità interpretativa (“Took A Minute”).

La scelta di collaborare con altre donne (una suggestione culturale sempre apprezzata di questi tempi), la naturale simpatia della trentenne americana e un profilo sonoro più mainstream senza dubbio accresceranno il seguito presso il pubblico e troveranno supporto da parte della critica. Ciò nonostante, la realtà è ben altra: “Romantic Images” è un disco marginale e inconsistente e Molly Burch è un’altra potenziale diva pop sacrificata sull’altare della mediocrità.

04/08/2021