Nuovo “supergruppo” composto da musicisti con consolidata militanza in formazioni del circuito abruzzese. A muovere le fila provvede Mauro Spada, esponente della vecchia scuola pescarese, già coi Buen Retiro, attualmente bassista degli Oslo Tapes. Accanto a lui, ed entrambi bassisti, Raffaele Zappalorto, in passato col Santo Niente di Umberto Palazzo. Gli altri musicisti coinvolti formano un collettivo aperto: Francesco Polito, ex-chitarrista dei Buen Retiro, Silvio Spina, ex-chitarrista degli stoner Zippo, più i batteristi Gino Russo (ex Santo Niente e Jester At Work) e Fabio Fly (Madame Lingerie, Reverse Hole), le chitarre di Andrea di Giambattista (in passato fonico con Santo Niente e Management) e il sax di Sergio Pomante (Ulan Bator, String Theory e molto altro).
I bassi possenti e il cantato in italiano caratterizzano da subito l’iniziale “Vetro”, a metà strada fra la wave degli anni 80 e l’alt-rock del decennio successivo. Ma il volto più interessante degli Ulysse è svelato in corrispondenza dell’accoppiata “HWHAP”/“Patroclo”, due tracce strumentali (morbida la prima, prepotente la seconda) che guardano con decisione verso il post-rock, alle quali si unisce idealmente più avanti “L’alba di Sapporo” altro strumentale dal potere ancor più evocativo.
Ulteriori ingredienti, piacevolmente spiazzanti, si rintracciano in “Nel torbido scorrere”, che ricorda la melodica glacialità di certi Bluvertigo, e in una “Fino al sangue” che ci riporta ai Csi meno umbratili. Il tema prevalente è quello della solitudine, che certamente ha permeato l’esperienza di molte persone in questi mesi di pandemia, la medesima solitudine che deve aver accompagnato per molti giorni Ulisse, il personaggio mitologico dal quale il progetto mutua il nome.
Tre le etichette indipendenti che hanno offerto di marchiare il disco: l’abruzzese DeAmbula, l’emiliana We Work e la palermitana Vasto.
27/04/2021