Il destino gioca spesso a favore dei curiosi. Mentre ero in cerca di alcuni video del nuovo album solista di David Brewis dei Field Music, ho intercettato una vecchia piacevole conoscenza, ovvero un altro David Brewis, ex-componente della sottovalutata band sophisti-pop Kane Gang.
Compagna di scuderia dei Prefab Sprout (Kitchenware), la band di Seaham era scomparsa dopo due album interessanti e un breve successo di alcuni singoli tratti dal secondo disco, "Miracle": la loro cover di un brano di Dennis Edwards, "Don't Look Any Further", conquistò il primo posto della classifica dance americana.
Alcuni jingle radiofonici, delle colonne sonore per programmi tv e un tentativo di carriera solista da parte di John Woods sono gli unici dati di cronaca che separano il ritorno in scena, dopo oltre 40 anni, di due terzi della Kane Gang, ovvero John Woods e David Brewis, sotto il nome di Autoleisureland.
I due ex-Kane Gang hanno pubblicato sul finire del 2022 "Infiniti Drive", un piacevole set di undici nuove canzoni, un disco che asseconda tutte le lecite pretese dei vecchi fan, ovvero una giusta dose di refrain e una freschezza che sia congeniale a uno stile decisamente retrò. Leggiadrie funky ("On The Record") e citazioni synthwave ("And God Created Neon") tradiscono la prevedibile nostalgia per la spensieratezza degli anni 80, nello stesso tempo gli Autoleisureland, liberi da alcuni vincoli tipici della pop music anni 80, compiono un ulteriore passo indietro, pescando nelle suggestioni sixties che hanno influenzato un certo white soul inglese.
Il raffinato swing soul-pop stile Al Green di "Autoleisureland" e "Another Star Is Falling" e l'esplicito omaggio alla famosa band disco-funk americana della trascinante "KC And The Sunshine Band" danno voce alla passione dei due musicisti per l'epoca d'oro della musica soul. Elegante e mai sopra le righe ("No Matter How Far"), finemente arrangiato ("What Might Have Been"), incisivo quanto basta ("Fade Out", "High Summer"), l'album non delude le attese.
Da autentici protagonisti dei briosi anni 80, i due musicisti ne catturano più di altri moderni epigoni la schietta bellezza, concedendosi perfino un seducente brano disco-pop, la title track, che rimanda a certi guilty pleasure che anche il punk-rocker più rigido era solito concedersi tra un disco dei Joy Division e uno dei Cure (i Culture Club, per esempio). Un piacevole, inatteso ritorno per gli ex-Kane Gang.
08/06/2023