Backxwash

His Happiness Shall Come First Even Though We Are Suffering

2022 (Ugly Hag)
industrial-hip-hop, horrorcore

Conclusione di una trilogia che ha delineato un modo molto personale di intendere l’industrial-hip-hop da parte di Ashanti Mutinta alias Backxwash, questo “His Happiness Shall Come First Even Though We Are Suffering” chiude un discorso autobiografico che adesso affonda coraggiosamente nel passato, alla ricerca delle radici profonde di un malessere angosciante.

 

Se “God Has Nothing To Do With This Leave Him Out Of It” (2020) e soprattutto “I Lie Here Buried With My Rings And My Dresses” (2021) hanno saputo delineare le difficoltà di una angry trans woman nella società, violentemente intollerante, in cui viviamo, questa volta alle fiammate horrorcore e gli assalti cacofonici si preferisce spesso una più elaborata costruzione compositiva, articolata in dieci brani per 38 minuti (ne contano lo stesso numero anche i precedenti, ma rispettivamente in 22 e 33 minuti totali).

Il primo e più compiuto brano, superata l’introduzione “Kutali”, è la minacciosa, possente miscela industrial-hip-hop di “Vibanda”, con un epico
sample della “Lacrimosa” di Mozart, che si sviluppa in modo più drammatico che viscerale, con contrappunti pianistici e un delivery che arriva a sfiorare il pianto prima di ritornare all’ansiogeno ritornello:

I confess
I’m a mess
I'm a dog
I'm a pest
I need help
I'm possessed
[...]
I feel blessed for no reason
I feel blessed lord forgive me
I feel blessed lord forgive me

La coda è affidata a un lamento di chitarra elettrica, secondo uno stile decisamente più elegante rispetto a quanto visto sull’esplosivo capitolo precedente.

L’estetica musicale estrema è ancora presente, per esempio nelle urla laceranti e nei clangori dissonanti di “Nyama” o nel
beat tensivo per voci sdoppiate di “Nfwiti”, ma alternata a soluzioni più emotive, spesso legate al mondo infantile qui rievocato; anche i testi continuano ad affrontare frontalmente i temi dell’identità, i contrasti con la religione e in generale il mal di vivere, come in “Muzungu” (“What you are inside/ Inside your light is what you want to be”) e “Zigolo” (l’agghiacciante sample “The other group believes that this curse on women is simply a natural consequence of sin”).
Tra le tante collaborazioni, quella con Ghais Guevara in “Juju”, uno dei brani più cupi, è forse la più riuscita: l’urgenza comunicativa comune trasforma il finale nel momento più commovente dell’album.

 

Il viaggio nell’inferno personale di Ashanti Mutinta prosegue sulla scia dei due capitoli precedenti ma trova una maggiore compostezza che rende l’intero ascolto meno disorientante. La bruciante potenza dei primi album è incanalata in uno stile ormai maturo, fatto di densi arrangiamenti assordanti su cui snocciolare testi dolorosamente personali, ma affiora una maggiore progettualità compositiva, che incanala in alcuni climax drammatici il pathos.
L’inaspettata ballata “Muzaki”, in chiusura, giunge quindi come una liberatoria abluzione soul dopo tanta violenza e intensità, con qualche raggio di sole che finalmente trapela in fondo alla lunga notte.

I had suicidal thoughts really suicidal
I mean less these days
It’s like my life means something
Less stressed these days

15/12/2022

Tracklist

  1. Kutali feat. Vaelastrasz
  2. Vibanda feat. Morgan-Paige & Michael Go
  3. Nyama feat. Pupil Slicer
  4. Muzungu
  5. Zigolo feat. Censored Dialogue & Sadistik
  6. Mulungu
  7. Juju feat. Michael Go & Ghais Guevara
  8. Nfwiti feat. Michael Go
  9. Kumoto
  10. Mukazi

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