Ci sono avvenimenti che consegneranno questi anni alla storia della musica rock, come il ritorno di Bill Fay, un racconto del quale abbiamo tutti ripreso le fila con inaspettato diletto, grazie a un trittico di rara bellezza ("Life Is People - 2012", "Who Is The Sender? - 2015" e "Countless Branches - 2020") il cui primo capitolo è stato pubblicato a ben quarant'anni di distanza dal secondo album del cantautore inglese per la Deram.
Documento prezioso, già stampato nel 2009 grazie a David Tibet, "Still Some Light" è una raccolta di demo e inediti realizzati in gran parte a cavallo tra l'esordio omonimo del 1970 e l'intenso e spirituale seguito del 1971 "Time Of The Last Persecution". Il progetto viene ora riproposto in due volumi separati per la Dead Oceans.
I diciassette brani di "Still Some Light Part 1" sono altrettanti piccoli capolavori di scrittura, in gran parte versioni non definitive di tracce che entrarono a far parte del secondo album del 1971 ("Release Is In The Eye", "Time Of The Last Persecution", "Plan D", "I Hear You Calling", "Dust Filled Room", "Inside The Keeper's Pantry", "Laughing Man", "Tell It Like It Is", "Pictures Of Adolf Again").
Le registrazioni non sono state alterate né ripulite, per una scelta che sottolinea ancor di più la forte personalità della scrittura. Le canzoni sono grezze e graffianti, nonostante l'intensa amabilità armonica, già ricche di quella spiritualità e malinconica verve psych-folk che ha reso immortale il fascino dei primi due album.
Ci sono tracce incluse in questa raccolta mai apparse altrove. E non sono delle semplici curiosità per collezionisti ma ulteriori gioiellini di un canzoniere privo di ombre ("Love Is The Tune", "Arnold Is A Simple Man").
Scorre fluido, "Still Some Light Part 1", nemmeno il suono rudimentale di alcuni arrangiamenti riesce a scalfirne la bellezza, lasciando nell'ascoltatore un unico desiderio, ovvero avere tra le mani quanto prima il secondo atto del progetto.
Nel frattempo, segnalo l'interessante pubblicazione collaterale di alcuni 45 giri ad opera di artisti contemporanei (Steve Gunn, Kevin Morby, Julia Jacklin etc.), alle prese con alcune canzoni del cantautore londinese. Un'operazione discografica che rafforza il legame di Bill Fay con la moderna generazione alt-folk.
11/02/2022