Un taglio decisamente più rock contraddistingue il terzo album di Carson McHone. Forte del successo ottenuto anche fuori dai patri confini con l’album “Carousel”, l'autrice di Austin affida a riff più decisi e ad accordi di chitarra risoluti e intraprendenti un set di canzoni che onora la tradizione country e l’interazione della stessa con la cultura rock.
Se appare facile constatare la genuina e intraprendente attitudine alt-country della texana negli episodi più briosi – i nodosi accordi chitarristici nonché l’ingresso deciso dei fiati dell’energico soul-country-rock “Hawks Don't Share” e il furore che agita il finale della splendida title track - quel che veramente colpisce è la potenza di una ballata come “Spoil On The Vine”, lambita dal suono degli archi e sorretta da accordi di chitarra elettrica tanto suggestivi quanto intensi. Un brano che sembra uscire da un vecchio album dei Rolling Stones o da una live session di Aimee Mann.
Carson McHone è una delle poche autrici country contemporanee capaci di scrivere melodie tanto classiche quanto lodevoli: il crescendo melodico per piano e orchestra a base di archi e tastiere di “Sweet Magnolia” è struggente e autentico, ed è di pari bellezza il folk-country di “Fingernail Moon”, elegante e piacevolmente retrò, reso ancora più suggestivo dall’ingresso della fisarmonica e da un pregevole assolo chitarristico.
L'unico rammarico è quello di aver incrociato le grazie di “Still Life” in ritardo rispetto all’uscita ufficiale (la mole di produzione contemporanea a volte ci costringe a sacrificare qualche ascolto): c’è molto con cui dilettarsi nel terzo album dell'artista americana, a partire dal birichino e swingante country-pop-rock di “Someone Else”, passando per il malizioso soul di “Only Lovers”, fino alla dolente e tenebrosa “Trim The Rose”.
Il compito di suggellare definitivamente le virtù di McHone spetta alle ultime due tracce dell’album, in primis “Folk Song”, un brano che permette a Carson di rigenerare quel ponte ideale tra la cultura folk inglese e la tradizione americana, con un incipit chitarristico alla Byrds e un corpo lirico e armonico perfetto per un’appendice di “Biciclette Bianche” (il libro di Joe Boyd). I due minuti di “Tried” sono altrettanto intensi e graffianti, accordi solitari e costanti che la voce modella con sapiente enfasi.
“Still Life” è un disco interessante, una fusione di vibrazioni anni 70 affidata a una scrittura energica e matura. Carson McHone non è più una country-singer in cerca della giusta dimensione autoriale. E' sorprendente immaginare che questo ultimo album sia stato concepito ed elaborato tra le mura di casa dall’autrice e dal nuovo compagno d’armi Daniel Romano. Con l’ausilio di potenti mezzi di produzione e distribuzione, un’artista come la McHone potrebbe aspirare a un successo più ampio, ma la stagione della musica d’autore è quasi del tutto scomparsa per dare spazio alla fiera delle illusioni. Se avete a cuore le sorti del rock, date un ascolto a queste undici canzoni: c’è ancora vita – still life – nel mondo delle sette note.
(07/02/2023)