Frontperson

Kathryn Calder (New Pornographers) e Mark Andrew Hamilton (Woodpigeon) ritornano in modalità folk-synth-pop con il secondo capitolo a nome Frontperson.
Quel che sembrava un progetto estemporaneo e occasionale prova a mettere radici, intercettando anche il non fulgido presente delle due formazioni di provenienza. “Parade” è un tentativo, in parte riuscito, di replicare la piacevole ibridazione tra pop e cesellature folk del primo album. Le due anime sembrano aver trovato una maggior sintonia grazie a una per niente sfarzosa struttura sonora, che dell’elettronica beneficia con minor enfasi pur con le medesime tonalità vintage dell’esordio, sperimentando nel contempo approcci alla scrittura più arditi.

L’aver spostato la sede creativa dal museo di tastiere e sintetizzatori vintage al più confortevole e confidenziale studio di registrazione casalingo permette al duo di variegare e ampliare il fronte degli arrangiamenti. A beneficiarne sono l’intuizione pop più brillante e accattivante del lotto (la title track) e la più ambiziosa e articolata ballata dream-pop “Visions", immersa in fluidi sonori stile Cocteau Twins.
La seduzione folk dei Woodpigeon riaffiora piacevolmente in “Messy Roomz” e con maggior impeto nella splendida folk-ballad “Tattoo Boy”, mentre le pulsioni elettroniche di Kathryn Calder prendono il sopravvento nell’apparentemente danzereccia “Calgary '88” e nella più eterea “Reach Out”.

Accade spesso che l’amalgama tra folk ed elettronica superi le premesse, come nell’effervescente intreccio di stili di “Ostalgie” e nella spensierata “I Fall Out”.
In più di un frangente Mark e Kathryn giocano con il fantasma degli Arcade Fire, centrando il colpo in un paio di occasioni - il multistrato armonico di “Fatest” e l’evanescenza incantevole della pur densa “Table Of Contents” - offrendo ulteriori motivi d’apprezzamento per un album tanto discreto e accomodante quanto genuino e singolare.

26/06/2022