Completano la formazione Emily Garner, del duo elettronico VideO, e Sam Shjipstone, chitarrista della band rivelazione Yard Act.
A farla da padrone, nell’esordio del ricco combo, sono gioiosi e ben organizzati groove disco, eleganti rifiniture di synth, ritmiche funky filtrate da una sensibilità new wave, gemiti sensuali di sax e luccichii elettro-pop. Il tutto asservito a un’incalzante e a tratti monocromatica trance disco-psych.
La voce di Emily Garner tiene insieme la scattante miscela musicale che offre più di uno spunto di interesse e gaudio, a partire dall’ipnotico suono del clavinet che regala un brio funky a metà strada tra i Tom Tom Club e Stevie Wonder all’iniziale “Lemon Chic”.
Dettate le coordinate, gli Holodrum si divertono nel reinventare il confine tra elettronica e alt-pop nello sghembo elettro-funk “Free Advice”, tengono alta la tensione con un sapiente citazionismo disco-rock in “No Dither”, si calano a capofitto nei meandri più oscuri della disco-wave con la pulsante e notturna “Low Light”.
Spetta però a “Stage Echo” la fase più riflessiva e aspra di “Holodrum”, breve pausa dell’incalzante sequenza di groove ritmici dell’album che esplode nel possente finale di “Clean”, un funky-rock-disco-wave graffiato da suoni di synth, break monocromatici e incursioni jazz che danno anima e corpo a una delle più febbrili tracce dance degli ultimi tempi.
Una piacevole sorpresa e una sferzata di energia che di questi tempi è cosa gradita, soprattutto per i nostalgici della disco-music, ma anche dell’elettronica dance-pop targata B-52’s, Devo e Tom Tom Club.
(21/03/2022)