L’isolamento dovuto alla pandemia non ha certo scoraggiato Giuseppe Verticchio, che torna a distanza di un anno dalla pubblicazione del progetto Lham, con un nuovo cd a nome Nimh, “Iron And Ice”.
L’immaginario nordico cui rimanda il titolo del cd viene bilanciato dalla deriva etnica di buona parte delle tracce in scaletta: non solo le agghiaccianti atmosfere tropicali dell’amata Thailandia, ma anche una inedita trance tribale, forse eredità della bella collaborazione con Rapoon di due anni fa “Post-Folk Lore Vol.1”.
Percussioni acquatiche creano fin da subito un tappeto tribal-ambient sulla lunga traccia che apre il cd, “Following The Circle”, una trama inusuale per la chitarra di Verticchio, in grado comunque di trasformare il brano in una cupa preghiera pagana. Ancora più oscura e rituale la seguente “Mojo’s Prophecy”, danza post-industriale alla O Yuki Conjugate, sorretta da una ipnotica percussione marziale e costellata di voci salmodianti a formare un mantra tenebroso.
Si viaggia nel mondo onirico e immaginifico caro a Nimh con i timbri asiatici evocati su “Four Lands”, prima dell’assalto quasi industrial-rock dei cinque minuti di “Tharon Trail”. Verticchio esplora nuovi sentieri non solo con le sue chitarre spingendosi ben oltre i confini della dark-ambient: un flauto proveniente da chissà quale tradizione appare con tutta la sua carica esoterica tra le lande desolate di “Grey Zone”; un basso elettrico punteggia l’atmosfera psichedelica dell’omonima “Iron And Ice”, fino a quando a metà corsa prende vita un coro spettrale.
(25/06/2022)