Nasce dal dolore, da sofferenze estreme il nuovo album di Nina Nastasia. Un ritorno discografico dopo un lungo periodo d’assenza causato dal rapporto malato, insano e violento con il defunto partner creativo Kennan Gudjonsson.
L’ascolto e l’analisi di “Riderless Horse” non può infatti prescindere dagli eventi che lo hanno preceduto: anni di abusi psicologici e fisici, la difficoltà nel gestire la quotidianità e anche il proprio ruolo di musicista, poi l’abbandono e il suicidio di Kennan a un solo giorno di distanza dalla separazione.
Non c’è però rabbia o livore in queste nuove dodici canzoni. Nina Nastasia non insegue il facile conforto emotivo della malinconia e dell’autocommiserazione e “Riderless Horse” non è un disco fragile e cupo; forse drammatico, ma incline alla rinascita, un processo che l’artista mette in atto con una schiettezza lirica impressionante.
L’ascolto e l’analisi di “Riderless Horse” non può infatti prescindere dagli eventi che lo hanno preceduto: anni di abusi psicologici e fisici, la difficoltà nel gestire la quotidianità e anche il proprio ruolo di musicista, poi l’abbandono e il suicidio di Kennan a un solo giorno di distanza dalla separazione.
Non c’è però rabbia o livore in queste nuove dodici canzoni. Nina Nastasia non insegue il facile conforto emotivo della malinconia e dell’autocommiserazione e “Riderless Horse” non è un disco fragile e cupo; forse drammatico, ma incline alla rinascita, un processo che l’artista mette in atto con una schiettezza lirica impressionante.
La redenzione è per l’autrice un atto di coraggio, una lotta per la sopravvivenza, per una risurrezione che profuma di libertà e di consapevolezza (“Ask Me”), al punto che Nina considera questo nuovo album come il suo primo lavoro solista. Via basso e batteria, via gli archi, via la fisarmonica per un lavoro dal fascino disarmante, non facile, a tratti aspro, ma poetico e viscerale.
Solo voce e chitarra, dunque, per un disco che assomiglia a un racconto, a un libro aperto. Nina Nastasia non nasconde i sentimenti contrastanti per Kennan: la lunga dolorosa rassegnazione (“Lazy Road”), le ferite non ancora rimarginate (“Go Away”), i litigi (“You Were So Mad”) e le carezze (“Blind As Batsies”).
Solo voce e chitarra, dunque, per un disco che assomiglia a un racconto, a un libro aperto. Nina Nastasia non nasconde i sentimenti contrastanti per Kennan: la lunga dolorosa rassegnazione (“Lazy Road”), le ferite non ancora rimarginate (“Go Away”), i litigi (“You Were So Mad”) e le carezze (“Blind As Batsies”).
La produzione di Steve Albini questa volta tende a sottolineare più le pochi luci che le ombre gothic-folk del passato, arginando le derive liriche frutto della semplicità e dell’ingenuità, grazie anche all’abilità di Nina Nastasia nel creare vortici lirici con poche note e accordi delicati e lineari.
Mai come in questo caso il termine essenziale beneficia di dignità e concretezza: “Riderless Horse” non è un disco dedicato a chi è in perenne ricerca del nuovo fenomeno musicale, ma a chi da sempre scruta l’orizzonte in cerca di autenticità e di disadorna bellezza.
Mai come in questo caso il termine essenziale beneficia di dignità e concretezza: “Riderless Horse” non è un disco dedicato a chi è in perenne ricerca del nuovo fenomeno musicale, ma a chi da sempre scruta l’orizzonte in cerca di autenticità e di disadorna bellezza.
(10/10/2022)