Il concetto di musica post-psichedelica è uno dei principali interessi di Rocket Recordings, etichetta britannica che si è distinta nel corso di un decennio per essere diventata il perno della neo-psichedelia europea e non solo. Pochi mesi fa Rocket ha dato alle stampe il nuovo progetto “Strange Desires” degli HOLY SCUM, in cui figurano membri degli GNOD e Mike Mare dei Dälek, così come il secondo disco degli svedesi OCH, esempi che testimoniano da parte dell'etichetta l'intenzione di scovare e sostenere progetti basati sull'ibridazione sonora.
Le band di casa Rocket sono l'unico punto fermo, se si vuole farsi l'idea di una scena che tra post-punk, noise, industrial, metal, hip-hop, kraut e sperimentazione, ne sta inventando di tutti i colori: l'ultima trovata è il prosieguo delle avventure dei Petbrick, progetto noise nato nel 2019. Le due menti dietro a Petbrick sono Wayne Adams (Big Lad, Death Pedals, Johnny Broke) a tastierame/synth/elettronica e nientemeno che Igor Cavalera dei Sepultura alle pelli. L'opera di smantellamento dei generi continua in “Liminal”, che si impone come momento fondamentale nell'opera dei Petbrick: noise elettronico che bussa alla porta del metal estremo, senza disdegnare segmenti drum'n'bass, tracolli industrial e persino puntate hip-hop.
Vi chiederete se i Petbrick fanno tutto da soli. La risposta è: no. Almeno, in gran parte Adams e Cavalera sono gli artefici, elargendo breakbeat e scudisciate metalliche, imbastendo muri di suono ipnotici e melmosi, ma la bravura emerge anche nelle collaborazioni scelte, azzeccatissime: si staglia una "Lysergic Aura" con Lord Goat (alias Goretex) e Truck Jewelz, in cui il filo elettronico scorre teso, e le barre dei due rapper newyorkesi lasciano lo spazio a una sorta di rumba spaziale, con buona pace di Cavalera; Paula Rebellato (Rakta) trascina "Distorted Peace" in un desolato doom-industrial e c'è perfino tempo per la contemplazione oscura, un filo sopra l'abisso, a cui Steve Von Till regala la voce in "Reckoning".
Non male il grindcore elettronico di "Grind You Dull" a cui Jacob Bannon (Converge) presta chitarra e voce, ma anche gli episodi in solitaria del duo non sono da meno: a partire dall'indigesto harsh di Primer, fino ai beat stellari di "Arboria" e ai rave-up electro-metal di "Pigeon Kick" e "Ayan", per non parlare dei gorghi space di "Damballa" o delle stasi cibernetiche di "Chemical Returns" e "Raijin".
“Liminal” tiene fede al proprio nome: un album liminale, un groviglio di luoghi musicali che trovano senso nella rappresentazione di un mondo apparentemente destinato al declino inesorabile. Conferma a pieni voti per due artisti di grande peso e per un'etichetta che cerca di dare nuovo significato al termine “psichedelia”.
30/09/2022