Una delle realtà con le quali si sono dovuti confrontare i musicisti durante i vari lockdown causati dalla pandemia, è stata quella di dover rinunciare al rapporto con il pubblico. Per il giovane PM Warson è stato ancor più difficile non poter raccogliere i frutti di un esordio tanto chiacchierato quanto apprezzato da critica e pubblico. Riprendere in mano la chitarra e tornare a comporre e incidere è stato quasi naturale per il musicista londinese.
“Dig Deep Repeat” ripropone tutte le buone vibrazioni r&b, rock’n’roll e pop-soul dell’esordio con una manciata di canzoni saldamente ancorate agli anni 50 e 60.
Gli eroi di PM Warson sono Duane Eddy, i Booker T & The M.G. ’s, Steve Cropper, il suono della Motown, scelte che si riflettono in uno stile chitarristico avulso dal fragore della musica rock e dall’ostentazione tecnica: la musica di Warson è caratterizzata più da cadenze e intonazioni che da virtuosismi, tutto resta funzionale alla composizione, all’arte pura della canzone.
Billy Stookes (batteria e percussioni), Peter Thomas ( basso), Martin Kaye (pianoforte), Jack McGaughey (piano e organo Hammond), Stephen "Lord" Large (Hammond e Fender Rhodes), Meredyth Dickson (sax), Jack Ross (tromba), Mat Swales (batteria e alle percussioni) e quattro coriste completano il set di musicisti coinvolti nel progetto.
Sette brani originali e una cover per “Dig Deep Repeat”, una piacevole conferma delle doti di PM Warson come autore e
performer, che alterna il rhythm'n'blues dal piglio classico di “Game Of Chance (By Another Name)” al delizioso beat psichedelico di “Out Of Mind” con una naturalezza impressionante, poi affonda le mani nel surf e nel country-western nello strumentale “Dig Deep” e si concede il giusto momento di romanticismo in “Matter Of Time”.
Per PM Warson è giunto però il momento di sperimentare tanta classe ed energia
sixties sul palco: le canzoni hanno la giusta caratura per essere rese incendiarie dal vivo, in questo senso il
groove latin-soul di “Nowhere To Go” e l’atmosfera blues di “Never In Doubt” promettono interessanti sviluppi da
jam-session.
L'artista inglese dimostra inoltre di avere buona dimestichezza anche con i classici, non a caso si cimenta con una delle canzoni più aspre del duo Holland-Dozier, ovvero quella “Leaving Here” portata al successo dai
Motorhead (in precedenza era stata incisa dagli
Who e dagli inglesi The Byrds) e qui restituita all’originale brio r&b in una prima versione (“Leaving Here, Part 1”) e poi adagiata su un sensuale
groove soul-blues nella seconda rilettura (“Leaving Here, Part 2”), ulteriore conferma della versatilità e creatività di PM Warson, che si conferma come uno dei più raffinati musicisti retrò della scena soul/r&b/beat contemporanea.