Ossessione. Per Adriano Zanni lo è il suo territorio, geografia fisica ed emozionale costantemente rivista attraverso le immagini e il suono. Scorci ai più anonimi, echi ambientali apparentemente comuni nelle sue mani diventano materia fertile filtrata attraverso una visione incline alla ricerca senza sosta dello stupore nascosto tra le pieghe del quotidiano. Il rischio è quello di reiterare in modo sterile, di rimanere intrappolato in un limbo fatto di ridondanza e già detto. La peculiarità dell'opera dell'artista romagnolo si condensa invece in un approccio sì coerente, ma capace di sfociare in risultanze cangianti. Tale attitudine viene ampiamente confermata in "Istantanee d'ascolto".
Il rumore dell'acqua e dei passi sul suolo naturale, il canto degli uccelli, le voci in lontananza sono presenze inestinguibili incastrate tra modulazioni sintetiche diluite, frequenze ambient-drone qui pervase da ombre pesanti che mancavano nei lavori più recenti. Il dato materico è sempre coinvolto, ma si orienta verso la definizione di tessuti narrativi enigmatici, dalla struttura sfocata, carichi di oscuro mistero. Anche la fotografia presente nel libretto di venti pagine incluso al disco ricalca tale scelta, proponendo una selezione di istantanee analogiche di dettagli del paesaggio, catturate con la Polaroid SX70, che sfumano in una nebbia onirica affine alla magia profusa dagli scatti di Andrej Tarkovskij raccolti nel suo meraviglioso "Luce istantanea".
Quello plasmato da Zanni è un itinerario sommesso, contraddistinto da una tensione costante mantenuta perlopiù sottotraccia, ma a tratti lasciata libera di emergere con evidenza ("Gli anni e il mare nero", "Le colonie abbandonate, l'inverno e i gabbiani") per dare piena concretezza ai tratti più feroci di un ambiente irrimediabilmente ferito. Ennesimo viaggio sinestetico profondamente evocativo.
04/01/2024