“Grief In The Kitchen And Mirth In The Hall” contrassegna un potente ritorno alla tradizione per Alasdair Roberts, un album che giunge dopo un’immersione nell’arte della contaminazione e della sperimentazione per il musicista scozzese, un progetto elaborato con il solo ausilio di chitarra, piano e voce e un microfono pronto a catturare in pieno la potenza delle esecuzioni.
Album non facile, “Grief In The Kitchen And Mirth In The Hall”, dimostra ancora una volta come si possa rielaborare la tradizione senza restare impigliati nella morsa della nostalgia e della prevedibilità. Alasdair Roberts canta con egual passione e intensità espressiva di racconti biblici (“The Wonderful Grey Horse”), della disperazione di un contadino che ha perso la sua mucca (“Drimindown”), di donne rapite per andare in sposa a un uomo non amato (“Eppie Morrie”) o delle grazie quasi mistiche di uccelli acquatici venerati nella cultura celtica (“The Bonny Moorhen”).
Per chi ha frequentato le incursioni nel post-rock del musicista britannico con la band degli Appendix Out, questo nuovo progetto apparirà lievemente ostico. L’estremo rigore e l’attenzione al dettaglio linguistico e armonico sono invece materia d’apprezzamento per i più profondi conoscitori della tradizione folk inglese e scozzese. Quel che resta evidente e intrigante è l’interesse di Alasdair Roberts per il lato oscuro della cultura folk: gli oltre sette minuti di “Bob Norris” grondano di lacrime versate con malinconica e solitaria dignità, un mantra che crea un'incantevole e mistica suggestione emotiva.
Il musicista scozzese canta di storie d’amore in “The Lichtbob's Lassie”, si arrende con languida poetica all’affascinante melodia di “Young Airly”, per poi denudare sentimenti e passioni con le aspre e taglienti parole di “Kilbogie”.
Alasdair Roberts resta uno dei più convincenti interpreti della tradizione folk, abile nello svelarne l’influenza sulla musica americana. Il musicista scozzese riesce a districarsi tra le tante voci del passato e della tradizione, alternando intense ballate pianistiche (“Mary Mild”) a esemplari intrecci di fingerpicking che per un istante annullano la distanza tra cielo e terra (“The Baron O' Brackley”). Un'ennesima lezione di stile, che ci rammenta quando sia importante poter contare su artisti e opere che hanno il pregio di traghettare il passato nel presente e, forse, nel futuro.
16/09/2023