A dispetto della notorietà raggiunta da Alfa Sekitoleko, in arte Alfa Mist, la piacevole eco della sua produzione non sembra aver trovato una posizione certa nell’ambito della travolgente ondata nu-jazz britannica degli ultimi anni. La ritrosia di una certa critica nei confronti di proposte stilisticamente tentacolari e vivacemente mutevoli ha finito per relegare la musica dell’artista londinese in una non ben definita terra di mezzo. Va rimarcato che il talento del polistrumentista inglese, nonché mancato calciatore, si estende anche ai contenuti lirici: le canzoni affrontano con rigore e lucidità la traumatica realtà della gioventù inglese, spesso incitando a un consapevole risveglio sociale.
Approdato alla label Anti dopo tre uscite autoprodotte, Alfa Mist con il quinto album “Variables” trova finalmente il perfetto equilibrio tra trascinanti slanci strumentali, le concise regole strutturali della musica r&b e l’affascinante miscela di rap e hip-hop che ne ha reso peculiare lo stile.
Le variabili messe in gioco nelle dieci tracce sono altrettante digressioni e depistaggi che hanno la funzione di educare l’ascoltatore a un approccio non convenzionale. In questa funambolica strategia artistica di diversione, le due tracce che aprono e chiudono l’album svolgono un ruolo propedeutico.
I quasi sette minuti di “Foreword” sono un elegante e appassionante vortice strumentale a base di jazz- fusion, swing e hard-bop, che mette in luce un ardore e una seducente intelligenza creativa, la conclusiva e parimenti prolissa “BC” non solo conferma le avventurose trame di “Foreword”, ma si spinge ancor di più verso la contaminazione, con inserti furiosi di chitarra elettrica e fender rhodes e una propensione alla lestezza espressiva che non può non ricordare la Mahavishnu Orchestra.
Nonostante le notevoli premesse, non è comunque sempre agevole caldeggiare la versatilità di Alfa Mist. Ben cinque tracce, la cui durata è compresa tra i due e i tre minuti, deviano l’album verso un frammentario mosaico artistico, che rischia di essere interpretato come incoerenza. In verità “Variables” deve gran parte delle proprie virtù proprio alle apparenti contraddizioni e alla voluta frammentarietà del progetto, spesso più simile a una prima stesura che a una struttura definitiva. Va da sé che proprio nelle inattese interferenze acustiche a base di bossa nova della splendida “Aged Eyes”, egregiamente interpretata dalla voce angelica di Kaya Thomas-Dyke, o nelle notevoli vibrazioni jazz-rap in chiave noir del piccolo capolavoro hip-hop di “4th Feb (Stay Awake)“, che non disdegna un garbato finale orchestrale, sono individuabili i punti di forza di “Variables”. Mentre gli estimatori delle qualità di rapper e tastierista di Alfa Mist troveranno ulteriore diletto nella raffinata “Borderline” e nei tremolii avant-jazz di “Cycles”, i più esigenti apprezzeranno la maturità espressiva dell’autore nell’ispirato flusso free-fusion di “The Gist”, nelle cadenze afro-beat di “Genda (Go Away)” e nella più aspra eppur malinconica fusione soul-etno-jazz di “Apho”.
Temerario e decisamente più a fuoco, “Variables” è un disco che non solo rende onore all’ecletticità dell’artista britannico ma ne suggella la definitiva maturità: non è un punto d’arrivo, tutt'al più un energico pretesto per nuovi interessanti sviluppi.
14/05/2023