Ana Mena

In Italia d'estate fa un gran caldo ma agli italiani piace immaginarsi in vacanza al caldo altrui, che sia la Spagna o l'esotismo da cartolina di Cuba e il Sudamerica. Poco importano le discrete affinità culturali rispetto ad altre destinazioni da guida turistica, il richiamo del Sud ha un fascino indistruttibile ed è qui che incontriamo Ana Mena, giovane starlette andalusa che nel corso dell'ultimo triennio ha incontrato un discreto successo sul nostro suolo, con tanto di partecipazione a Sanremo 2022.
Ma tra sussurri e pose velatamente sexy, la biondissima Ana non è l'animatrice urlona del campeggio alle sette di mattina, ricopre semmai il ruolo della ragazza annoiata seduta al bar col pareo, le zeppe di sughero e gli occhiali da sole. Su "Bellodrama", infatti, l'idea di spiaggia affollata e cafona viene filtrata attraverso una contemporanea patina di malinconico distacco giovanile. Non aspettatevi i ruggenti seni di Sabrina Salerno e Angela Cavagna, né i ritmi di Ricky Martin o le allucinazioni post-atomiche dei Righeira; la sensibilità trap dell'ultimo decennio ha modificato il volto del tormentone estivo verso qualcosa di sempre invasivo ma più impalpabile, la stessa Ana ha più in comune con le serafiche intepretazioni di Ariana Grande che non con quelle di Jennifer Lopez.
Il risultato è un album leggero e carezzevole al ritmo di reggaeton, bachata e cumbia digitale, ma il cui parco dinamismo non paga sulla lunghezza di un ascolto integrale.

Certo, si tocca il tamarro andante sulle trame Edm di "LAS 12" in coppia con la messicana Belinda, per tacere della temibile "Se illuminaba" con Fred De Palma. Ma il resto del lavoro mostra in verità più sottrazione che altro: la morbida apertura pop di "Lentamente", i ricami afrobeat su "Me enamoro", la leggiadrìa lounge-r&b di "Ben & Jerry's" e il muto reggaeton di "Llorando en la disco", che nonostante il titolo non è un rifacimento del famoso pezzo eurodance degli Alcazar. Davvero sdolcinata, però, "Rojo amanecer", un'esecuzione folk-pop degna di Taylor Swift, meglio riparare sulla semplice bachata di "Un millón de lunas". Tra gli altri ospiti, Dejota2021 su "Bebé" e Ir Sais su "Mentirás" offrono meno del minimo sindacale, fa più bella figura Natalia Lacunza sulla ballabile pulsazione dance di "Me he pillao x ti".
Fatto salvo il pezzo sanremese, sono stati inseriti i principali inciuci di Ana col Belpaese; immancabili le versioni in spagnolo di "Música ligera" di Colapesce/Dimartino e di "A un paso de la luna" con Rocco Hunt, ma figura anche l'altro melodiosissimo singolo "Un clásico", cover del rapper Ernia. "Mañana dìos dirá" interpola "Stasera che sera" dei Matia Bazar, il che farà imbestialire gli irriducibili della tradizione italiana, ma si tratta in verità di uno dei momenti migliori in scaletta.

Al di là di quel che pensaranno i detrattori aprioristici di ogni giovane cantante dalle semplici ambizioni estive, non c'è alcun motivo di particolare astio da riservare a "Bellodrama". Anzi, Ana consegna tre quarti d'ora di musica invero leggerissima e spesso parca di volgarità, il cui problema risiede semmai nel suonare incolore e già ampiamente sentita e digerita in tante salse diverse nel corso dell'ultimo decennio.
Le interpretazioni vocali, sempre sottili e sussurrate, si mescolano con grazia all'organico della produzione digitale inseguendo la scia di Selena Gomez, ma spesso mancano di fornire veri spunti d'interesse. Ed è un peccato, perché Ana Mena avrebbe la stoffa per riempire senza strafare quella terra di mezzo che esiste tra l'invadenza di Baby K e Giusy Ferreri da un lato e il vacuo reggaeton di Elettra Lamborghini dall'altro. "Bellodrama" non sarà quindi il trionfo critico dell'anno, ma state tranquilli che sotto l'ombrellone quest'estate ci sarà sicuramente di peggio.

27/03/2023