Belgrado

Sono trascorsi sette anni dall’ultimo lavoro dei Belgrado (“Obraz” risale al 2016), un quartetto proveniente da Barcellona ma con lo sguardo rivolto sempre più a Est, non solo per via del suo nome o per la presenza della cantante Patrycja Proniewska (lei, originaria di Varsavia, si occupa dei testi in polacco).

“Intra Apogeum” segna una rottura con il passato, poiché il sound tipicamente post-punk che aveva forgiato le prime uscite del gruppo oggi viene affiancato da un approccio synth-pop di chiara matrice 80’s: fin dalla copertina, l’immaginario non lascia dubbi al riguardo, perché con i Belgrado si respirano atmosfere e sensazioni da blocco socialista, persino nella proposta musicale (non siamo poi così distanti da alcune piccole realtà che affollavano la scena nella ex-Jugoslavia degli anni Ottanta).

Se è vero che le otto composizioni dell’album non sono molto diversificate tra loro (le linee melodiche della Proniewska non brillano per varietà), c’è da dire che dietro questo limite apparente si nasconde un prodotto che funziona a dovere, soprattutto se preso nel suo insieme: non tanto con la falsa partenza di “Boixar” (abbastanza anonima per essere stata scelta come primo singolo), quanto con le successive ottime “Nie Zapomnę”, “Elementy Umysłu” e “Intra Apogeum”, una title track dal giro di basso fulminante (qui si entra a gamba tesa nella disco-wave di lontana memoria). Sono proprio queste quattro corde magnetiche a fare la differenza, un disegno geometrico il cui incedere si rivela cruciale per le sorti del lavoro. I sintetizzatori, la drum-machine e l’impiego (meno dominante) della chitarra fanno il resto, spostando su nuovi binari le coordinate dei Belgrado: un tempo vecchi discepoli del gothic tout court, oggi invece credibili esponenti di una retro-avanguardia che si muove in maniera trasversale lungo l’asse slavo-catalano.

14/05/2023