It's like a Picasso, Dali type fluidity
With the coke rap ethos, you know what I'm sayin'?
Un anno dopo "
God Don't Make Mistakes", Conway The Machine ritorna con la prima parte di un album doppio, questo "Won't He Do It", che schiarisce la
palette sonora e movimenta lo stile iniettando più leggere parentesi
drumless e funk nel cupo
hardcore-hip-hop a cui ci ha abituato.
Il basso
slap di "Quarters" è un'apertura che chiarisce quanto l'album sia più scintillante e stiloso, assai più vicino allo stile bombastico dell'
hip-hop che arriva al grande pubblico statunitense, da
Jay-Z a
Kanye West passando per Rick Ross. I brillanti fiati soul di "Brucifix", interamente senza batteria, servono al titolare e all'ospite Westside Gunn per mostrare l'agilità nel rap, che già conosciamo bene, e sospingere verso l'autocelebrazione da coca-rap di "Monogram" ("I wanna sell cocaine forever/ And ever, and ever", roba da far arrossire
Pusha T).
"Kanye" tenta persino un soul-rap-gospel, in parte replicato in "Water To Wine", e la
title track opta per un rap emotivo con tanto di pianoforte soffuso: sono esempi di un cambio di stile che pare frettoloso, una fuga dal
sound che lo ha reso uno dei più lodati artisti rap del 2022 per accodarsi a stilemi meno creativi e più immediati.
Quando si torna ai
beat scuri e ai rap ossessivi, come in "Stab Out" e "Brick Fare", o al
drumless da thriller di "Flesh Of My Flesh", Conway sembra ritornare a esprimere al meglio la sua creatività, pur nel contesto di un album meno coeso e denso in termini di contenuti.
Se la prima parte di "Won't He Do It" varia lo stile di Conway in modo anche curioso, nei quasi 50 minuti totali il rapper sembra perdere la bussola e il progetto procede confusamente alla ricerca di un compromesso tra hardcore e pop-rap che non è facile da trovare, e che forse non è (ancora?) tra i suoi talenti.
La conclusiva "Super Bowl", con Juicy J, scivola verso una trap da
Migos che ben riassume quanto questa traiettoria possa portare a risultati tanto professionali quanto generici. Il fatto che Conway sia un fuoriclasse del microfono aiuta il tutto solo fino a un certo punto e rende "Won't He Do It" un album minore, non solo rispetto al diretto predecessore ma anche nei confronti di "
From King To A GOD" (2020).
16/06/2023