Crimi

Scuru Cauru

2023 (Airfono / 42) | folk, psych-rock, synth-pop

Per Julien Lesuisse il Mediterraneo è un abbraccio tra popoli più vicini di quanto essi stessi immaginino. Deve averlo contemplato sulle mappe il nostro mare, quando da Chambéry, la sua cittadina sulle Alpi francesi, fantasticava sulle proprie radici siciliane. E dalla Sicilia, la Tunisia è un passo. Così come l’Algeria e il Marocco, che chiudono il cerchio sfiorando la Spagna sul lato occidentale del mare. Le seguono a est Egitto, Medio Oriente, Grecia e Balcani.
La visione del cantante e sassofonista francese, già noto alle cronache per l’esperienza dance con i Mazalda, prende vita in una musica senza barriere. Gli altri Crimi, ossessionati da questo sogno d’unione tanto quanto Julien, sono Cyril Moulas (chitarra), Brice Berrerd (basso) e Bruno Duval (batteria e percussioni), tutti abili interpreti dei loro strumenti con ricchi background ethno-jazz, funk e soul.

L’avventura discografica dei Crimi inizia nel 2021 con la pubblicazione di “Luci e guai”, disco che rispetto a questo nuovo “Scuru Cauru” è lungo la metà e sembra una sorta di prova generale – pur contenendo il pezzo da novanta della band “Mano d’oro”, un irresistibile groviglio iper-contaminato di funk e afro-rock. La varietà di toni e soluzioni messa in campo dal nuovo disco della band è in effetti tramortente, ma mai difficile da assimilare. L’unico appunto possibile a “Scuru cauru” è che forse un po’ di sintesi in più avrebbe giovato alla fruibilità di un tomo che supera l’ora di durata.
“’Nta l’auto”, giusto una ventina di secondi per girare la chiave e accendere i motori di un Lp che parte alla grandissima con uno dei suoni numeri più strambi e affascinanti. “Stiddi!”: siamo nei vicoli di Palermo, dapprima strisciamo lungo i muri seguendo un canto strascicato che tradisce influenze arabesche, poi ci scateniamo in una danza, una taranta french touch con interventi di chitarra anadolu rock. Sono invece tutte desert rock, e desert sta per Sahara, le chitarre di “La sira”; mentre in “Lu mumentu” Lesuisse mette le voci al centro della composizione e si fa assistere da una schiera di coriste per far librare in volo un appassionato canto di fratellanza.

I synth tornano a rombare in “Notti ruffiana”, un altro numero memore dell’esperienza di Lesuisse con i Mazalda, che travolge con il suo impeto festoso e interessanti guizzi chitarristici. “Giannina” si tinge invece di folk scuro come la pece e al finire delle sue strofe acustiche lancia conturbanti assoli psichedelici. A partire dalla lunghissima “’U cantu scuru” ha inizio una seconda parte di disco meno votata alle canzoni, bensì più orientata all’atmosfera d’insieme. È qui che forse qualche taglio avrebbe giovato alla riuscita dell’opera.
Si tratta però di fare le pulci a un disco che vanta un sound e una varietà di idee che difficilmente di questi tempi troverete altrove. Difficile anche trovare progetti affini, se non forse quei C'mon tigre ugualmente solidali ma più devoti al jazz.

(23/05/2023)

  • Tracklist
  1. 'Nta L'auto 
  2. Stiddi!
  3. 'A Sira 
  4. Lu Mumentu 
  5. Notti Ruffiana 
  6. Luci Darrè 
  7. Limbo 
  8. 'Nt' 'a Fiat Uno 
  9. Giannina 
  10. 'U Cantu Scuru 
  11. Arsira 
  12. Dumani 
  13. Saitta pi Saitta 
  14. Lu Focu di la Paglia 
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