Israel Nash

Ozarker

2023 (Loose)
americana

Stavo quasi rinunciando a Israel Nash Gripka (ora solo Israel Nash), non alla sua musica sia ben chiaro, ma a tesserne le lodi su queste pagine, come ho continuato a fare da quel lontano 2011, quando con “Barn Doors And Concrete Floors” il musicista americano si è candidato a erede della migliore tradizione americana: quella dei Rolling Stones, della Band, di Bruce Springsteen, dei Creedence Clearwater Revival e, perché no, di Ryan Adams.
Dopotutto per quell’eccellente album si era scomodato Steve Shelley dei Sonic Youth, impressionato dal debutto di Israel, “New York Town”.

Il nuovo album “Ozarker” è l’ennesima raccolta di melodie dal fascino istantaneo, di ritornelli potenti, di slanci strumentali al limite dell’enfasi; i testi sono altrettante storie di un'America tanto urbana quanto rurale, nulla di nuovo per chi conosce le regole del gioco.
Ma dietro l’apparente richiamo al precedente “Topaz” si nasconde una leggera svolta: passato e radici sono non solo un punto di riferimento estetico/stilistico, Israel Nash si immerge completamente nei ricordi e nelle vicende familiari. I quaderni gelosamente custoditi dalla mamma e alcuni racconti di vecchi amici di casa Nash sono fonte di un album ricco di canzoni dalla possente narrativa musicale.

Il musicista continua a regalarci un’intelligente serie di slanci chitarristici e vocali degni della tradizione di Bob Seger, Tom Petty e del già citato Boss. Con Kevin Ratterman al tavolo di produzione (My Morning Jacket, Ray LaMontagne) e una band di prima scelta - Curtis Roush (Bright Light Social Hour) alla chitarra, Seth Kauffmann (Floating Point) al basso, Patrick Hallahan (My Morning Jacket) alla batteria e Eric Swanson alla pedal steel – Israel Nash mette in piedi l'ennesimo album privo di cedimenti o di incertezze. Un set tra i più genuini e maturi della carriera del musicista americano, che va dritto al centro delle composizioni con ritmi e melodie incalzanti (“Can’t Stop), pone al servizio di una coinvolgente rock ballad tutta la propria abilità di chitarrista e performer con una splendida ed epica “Roman Candle”, e con la stessa sapiente maestria (“Going Back”), mette in musica la storia di un fuorilegge sul viale del tramonto con un incastro tra chitarra, batteria e piano alla “Born To Run”.

Rispettando la natura più roots del progetto, Nash smorza le influenze cosmic country e psichedeliche, concentrandosi su uno stile Laurel Canyon-meets-Texas, scelta che gli permette di elaborare un esplosivo trittico compositivo. La title track non solo possiede la fluidità di una novella “Against The Wind” (ancora Bob Seger) ma si ammanta di leggerezze sixties con un travolgente coro nel refrain (un contagioso sha la la la la la); la splendida “Pieces” entra con garbo e intelligenza nel mondo della West Coast evocando campi di grano, falchi e colombe; ed è l’America più autentica, quella racchiusa nella storia del veterano del Vietnam in preda alla follia, che fa da corollario alla struggente ballata “Lost In America”, un’intensità che riecheggia nella conclusiva “Shadowland”, dove ancora una volta la melodia volteggia su un corpo strumentale intelligentemente compiuto.

Nostalgico? Retrò? Senza dubbio alcuno, “Ozarker” è l’ennesimo canto di una generazione che guarda al passato, ma come un quadro o una foto che pur immortalando uno scenario già noto svela nuove sfumature, così la musica di Israel Nash compie lo stesso miracolo creativo di un fotografo, di un pittore, regalando all’ascoltatore un’istantanea vivida e lucida della vecchia America.

24/11/2023

Tracklist

  1. Can't Stop
  2. Roman Candle
  3. Ozarker
  4. Pieces
  5. Going Back
  6. Firedance
  7. Lost In America
  8. Midnight Hour
  9. Travel On
  10. Shadowland




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