Con le attività dei BTS messe in pausa fino al 2025 per via della leva obbligatoria alla quale nessuno dei sette potrà sottrarsi, era evidente che madre Big Hit non se ne sarebbe stata ferma a guardare, ma avrebbe capitalizzato sui progetti solisti dei membri non ancora arruolati, di modo da fornire un'illusione di continuità prima del rientro in pista come gruppo. Ecco quindi le uscite in serie di J-Hope, RM, Suga, Jimin, V, ciascuno a catalizzare l'attenzione unicamente su di sé, come finora non avrebbe mai potuto. Se però c'è uno che da solista può giocarsi carte importanti, e spingersi a risultati che possano trascendere quanto realizzato in gruppo, quello è certamente il maknae (il più giovane) dei sette, l'ugola d'oro forte di una fanbase tra le più agguerrite del pianeta. Jeon Jung-Kook, per tutti Jung Kook, entrato nella band che era un ragazzino e ora divo a tutti gli effetti, si presenta alla volta del primo album con tutta la sicurezza e l'entusiasmo di cui può disporre, certo di aver firmato uno dei grandi successi dell'estate 2023 ma anche che questo è soltanto l'inizio. Per un percorso finora aureo, la scelta di un titolo come "Golden" è una logica conseguenza.
Con il suo spirito garage alla Daniel Bedingfield e una progressione serratissima, "Seven" ha regalato a Jung Kook (e alla sodale Latto che interviene in un breve bridge rappato) una delle hit più pervasive dell'anno, un trionfo mondiale dotato della giusta energia per non sfibrare dopo due ascolti. Leggermente più opaco, ma non per questo meno deciso nel suo ammiccare a estetiche Y2K, il secondo singolo "3D" inneggia al Justin Timberlake degli esordi innervandolo di sottili spunti new jack swing (decisamente prescindibile in questo caso il contributo di Jack Harlow). Già la difformità dei due estratti inquadra bene il tentativo da parte di casa Big Hit di offrire un campionario variegato in cui la voce dell'interprete possa muoversi libera, capace di tingere di venature soul qualsiasi pezzo su cui si muova. Più che un arricchimento questo finisce col rappresentare qui un limite, una barriera che depersonalizza i contributi di Jung Kook, chiamato a sostenere la causa di una playlist indubbiamente multicolore, ma anche alquanto comune, nel ventaglio di scelte che esibisce.
Chiaro che il taglio disco di "Standing Next To You", virato in un energico city-pop alla Toshiki Kadomatsu, fa la sua ottima figura, d'altronde sbagliare in questo ambito sarebbe un'impresa ardua. È però un'eccezione, in una scaletta che poggia su autori e produttori di lusso, ma che non trova mai il balzo vincente, lo scatto che porti le idee al livello successivo. A poco serve reclutare Ed Sheeran quando "Yes Or No" ne costituisce uno spudorato cosplay, aggravato da una melodia che sarebbe già risultata risaputa alla volta di "Multiply". E se "Closer To You" punta sull'expertise produttivo dei Major Lazer, il risultato prende la strada di un'anodina tropical-house appena tinta di una leggera sensualità, troppo velata per marcare il segno.
Non manca poi la prevedibile ballad strappalacrime (il gioco degli opposti di "Hate You") e il momento acustico in cui tirare fuori l'anima da busker col cuore in mano ("Somebody", anche questa tremendamente sheeraniana nell'assetto).
Tutto concorre a fare di "Golden" il prodotto destinato a esaltare il ragazzo d'oro, e nel suo spudorato obiettivo l'album non avrà problemi tra i fan e gli ascoltatori più casuali. È fortissima però la sensazione di avere di fronte la più titanica operazione streamingcore dell'anno e poco che sfrutti davvero il potenziale del cantante. Per uno che ha saputo destreggiarsi con fluide armonie jazz ed effusioni nu-r&b, il tanto dispendio di risorse qui impiegato avrebbe potuto rendere molto di più.
10/11/2023