Metti “Musica” nel lettore, e la sensazione è quella di un disco fuori dal tempo, in grado di oltrepassare steccati e orizzonti; il motivo è presto individuabile: si tratta del resoconto di quarant’anni di ascolti trasversali e di bozze composte e conservate con cura dall’autore, in attesa di essere recuperate e completate al momento opportuno. E il momento è finalmente arrivato. Dopo essersi fatto le ossa nel dinamico giro torinese, imparando a suonare una moltitudine di strumenti, Anthony Sasso – una curiosità: da ragazzino si tolse la soddisfazione di aggiudicarsi un’edizione del Karaoke televisivo condotto da Fiorello – prima completa la fase di “stretching” con i Milena Lovesick, trio post-punk attivo nella seconda metà degli anni Zero, scomparso dalla scena underground senza riuscire a terminare le registrazioni del primo album, poi si inventa gli Anthony Laszlo insieme all’amico fraterno Andrea Laszlo De Simone.
E arriviamo più o meno ai giorni nostri: l’astro nascente Andrea decide di continuare a sviluppare nuove idee col proprio nome, ma non dimentica Sasso, portandolo con sé in studio e sui palchi di tutta Italia. Nel frattempo, Anthony diventa spalla affidabile per progetti navigati, lo troviamo ad esempio nel 2018 a fianco dei Ministri per le date del tour promozionale di “Fidatevi”. Intanto continua a mettere a punto le idee che oggi confluiscono – finalmente - nel suo esordio solista, “Musica”, lavoro eclettico e intelligente, che si muove in una direzione tutto sommato non troppo dissimile rispetto a quella sviluppata da De Simone, il recupero dei suoni e degli aromi degli anni Settanta, ma seguendo un percorso parallelo, inglobando un insieme ancor più allargato di influenze, senza limitarsi a una rilettura cosmico-battistiana della nostra tradizione melodica.
Sasso diluisce nello spazio di tre quarti d’ora le chitarre decisamente Gilmour della title track (oltre sette minuti di spire psichedeliche), una sintesi coraggiosa quanto riuscita di Pfm e Branduardi (in quanti avrebbero oggi l’audacia soltanto di immaginare una traccia come “Cercatrova”?), scorie kraut mescolate ai lustrini dello Studio 54 (“Ragazzo perduto” potrebbe essere Donna Summer su una base dei Neu!), un cazzuto alt-rock figlio dei migliori Bluvertigo (“Oltre i confini”), uno psych-rock che guarda in direzione King Gizzard (“Sabba”). Ma non è finita: verso fine corsa, dentro “Giostra”, affiorano quelle morbidezze che fanno molto Italian Seventies, costruite attingendo dalle medesime fonti che contribuirono a modellare i Baustelle del “Sussidiario” e de “La moda del lento”. Morbidezze che ritornano nella bedroom song conclusiva, “Aquila”, a metà strada fra colonne sonore soft porn d’antan e French touch, con ospite il sassofono di Enrico Gabrielli.
(09/03/2023)