Spogliate dalle ardimentose vesti elettroniche, le dieci canzoni dell’album più controverso e discusso di Scott Matthews, “New Skin”, risorgono a nuova vita grazie a una delicata e poetica rilettura in chiave acustica. Il pregevole e angelico falsetto del cantautore inglese e un ampio set di chitarre acustiche donano a “Restless Lullabies” un fascino desueto: la reincarnazione delle dieci tracce è una scelta artisticamente ardita ma decisamente vincente.
Sorretto dalla sua usuale discrezione, il nuovo progetto di Matthews sfida regole e precetti dell’industria discografica. Non solo il musicista rilegge in chiave acustica l’intero album precedente, ma ne rispetta anche la sequenza, dilatandone o condensandone la durata per pura necessità creativa.
Defraudata delle più ambiziose e tenebrose trame elettroniche, la title track detta le coordinate dell’album, ma è alla ninna nanna in stile Jeff Buckley “Wait In The Car” che spetta il titolo di più riuscita reinvenzione: il pizzicare di corde, il suono del piano e le celestiali voci di fondo trasformano la pagina più pop di “New Skin” in un canto agrodolce.
Nel vestire di nuove sonorità vecchie canzoni, Matthews si avvale anche di una guitarele (un ibrido tra acustica e ukulele), di una chitarra spagnola e di una Archtop Jazz (chitarra resa famosa da John Mc Laughlin). Accade così che la brumosa “The Tide” si ridesti umida e scarna, che lo spessore sentimentale di “Autopilot” emerga con più forza, o che la fragilità di pagine come “My Selfless Moon” e “Morning” goda di una nuova identità. Parimenti notevole è la versione a cappella di “Intruders On Earth”, che rende merito all’intuizione forse più pregnante di “New Skin”, ed è inatteso il vigore folk-jazz del duetto con Krystle Warren, che dona un nuovo respiro all’intensità onirica di “Anniversary”.
Masterizzato nei leggendari Abbey Road Studios, “Restless Lullabies” è un album che consolida la figura di Scott Matthews, ennesima prova di autonomia e indipendenza artistica che motiva i tanti elogi ricevuti da colleghi di rinomata fama, da Simon Raymonde a Robert Plant.
30/05/2023