Can you live with the fate you were dealt?
Can you build something holy in hell?
Il mathcore ormai ha trent'anni e, come tutti gli stili musicali estremi, è facile avere l'impressione che non si possa fare nulla che possa stupire degli ascoltatori formati da decenni di musica scioccante. Non che dopo Dillinger Escape Plan, Botch e Converge non ci sia stata evoluzione, ma se l'obiettivo è quello di assalire i timpani con un concentrato di violenza e complessità, non è facile fare qualcosa di più devastante delle tre band citate, risalenti tutte ai Novanta. Nel tempo elementi grindcore e di elettronica si sono infiltrati nei brani, ad ampliare l'armamentario a disposizione di chi si voglia lanciare in questa nicchia, ma pochi hanno saputo proporsi con creatività. Tra questi casi rari è doveroso citare l'intensità parossistica dei Frontierer di "Oxidized" (2021), con glitch a infettare una musica di strabordante potenza e spaventosa intensità. I Soulkeeper si aggiungono a questo fronte di rinnovatori del mathcore in chiave glitchy con questo "Holy Design", un triplo concentrato di violenza con un alone tecnologico-distopico.
Sono 25 minuti di terrore sonoro, una carneficina iniziata dalla title track giocando tra accelerazioni folli, pause thriller e incontrollabili fiammate di elettronica deflagrata e scomposta. Ancora peggio, cioè meglio, il djent instabile di "Time Out Of Mind". Nella tempesta ininterrotta, i dettagli elettronici fungono da ulteriore elemento di caos, come in "Three Parts Disdain", o da spettacolari squarci su una specie di rave music infernale, come in "Heavy Glow" e "Inflorescence". L'unico momento di pausa, l'inizio di "Zero Point", è inserito in scaletta in modo tale che si percepisca una violenta tensione in attesa dell'inevitabile esplosione successiva.
Tramortiti da tanta violenza, arrivati alla conclusiva "Gorgeus", forse il brano più intricato in scaletta e con un climax finale annichilente, si rimane però come in sospeso, con l'impressione che non ci sia stato il pieno compimento della mattanza. I prestiti dai capostipiti sono ancora evidenti, trent'anni di massacri ai timpani ne hanno ridotto la sensibilità, e così "Holy Design" è soprattutto uno spericolato giro sull'ottovolante, che lì per lì stordisce ed entusiasma, ma che non sembra apportare nulla di particolarmente creativo e innovativo.
28/09/2023