Starving Pets

Gli Starving Pets sono Andrea Sassano dei Farmer Sea, che canta e suona un po' di tutto, dalla chitarra alle tastiere, e Francesco Alloa a batteria e percussioni varie. La parca descrizione che la band dà di sé su Bandcamp e social media vari recita il titolo di un disco dei National: "Sad Songs For Dirty Lovers". Una descrizione decisamente adeguata per questo primo Ep del gruppo prodotto da Manuel Volpe della Rhabdomantic Orchestra. Però, a ben vedere, le sue sei canzoni affondano le radici nell'indie-rock americano di almeno una decina di anni prima che la band di Cincinnati facesse apparizione sulle scene.
Con la sua ritmica ripetitiva e il fondale disturbato da echi malinconici, "Bag Full Of Leaves" ci fa sentire freddo e venir voglia di indossare quel famoso maglioncino autunnale di marca Yo La Tengo; mentre il folk sospeso di "Indoors" e le chitarre sofferte di "After You've Gone" rimembrano i canzonieri fragili di Sparklehorse e Jason Molina.

Nulla di nuovo all'orizzonte, dirà qualcuno. Ma incredibilmente ben scritto ed emozionante, gli si risponderà.
"Nothing Left" è invece incalzante, sorretta da un riff nerboruto di chitarra elettrica che deve qualcosa persino agli Afterhours, ma con fondali che svelano suoni morbidi e un cuore tenero e, neanche a dirlo, dolente. Per un brano così forzuto, ne troviamo uno, in chiusura, impalpabile e sospeso: una "Nothing Stays" tetra quanto dolce con le note basse di piano a dettare il ritmo lento in luogo della batteria.

Finisce così, "No Shake, No Feels", un disco senza tempo, registrato oggi ma con il cuore cristallizzato a cavallo tra i due millenni, quando indie-rock significava malinconia e per molti era una religione. Finisce dopo nemmeno mezz'ora e ci fa sperare in un sequel che ci faccia godere del talento di Sassano più a lungo.

24/03/2023