Goth e rock’n’roll uniti insieme in modo indissolubile. Un’idea geniale, quella dei finlandesi The 69 Eyes che dal 1992 cavalcano la scena gothic-metal con una leggerezza inconsueta in un mondo tanto oscuro. Forse la loro fu una furbata per vendere in un mercato sempre voglioso di nuove idee, ma di certo la band del vocalist Jyrki Pekka Emil Linnankivi ha registrato - nell’arco di ormai trent’anni - una lunga serie di brani con enormi potenzialità che fanno pensare che se fossero nati dieci prima, oggi sarebbero una delle band rock più conosciute e ascoltate di sempre.
“Death Of Darkness”, con i suoi dieci brani di rock certamente radiofonico, non fa affatto eccezione alla regola. Il punto di forza della band è proprio quello di trovare con grande facilità melodie accattivanti con una produzione pulita e meticolosa, capace di non tradire mai né il suo aspetto gothic né la vitalità del rock’n’roll. L'impressione è che tracce come “Gotta Rock” (cover aggiornata al 2023 di un brano del 1989 della band finladese Boicott) o “Drive”, se il mondo di oggi fosse quello degli anni 80, avrebbero sfondato le classifiche di tutto il mondo. Purtroppo, per i The 69 Eyes il mondo discografico è totalmente diverso e frastagliato in infinite scene micronizzate nelle quali è quasi impossibile emergere davvero.
Se il canovaccio si ripete per tutto l’album, è interessante ascoltare brani come “California”, che coniugano atmosfere da spiagge californiane con un canto goth, o la divertentissima “Call Me Snake”, che omaggia il mitico film "Escape From New York” dell'inossidabile John Carpenter. La band riesce a essere credibile anche nell'unico brano tendenzialmente diverso, cioè “This Murder Takes Two”, vicino ad atmosfere tra dark-folk e country americano.
Non saranno destinati a cambiare il mondo della musica, ma i dischi targati The 69 Eyes continuano a mantenere una leggerezza e una facilità d'ascolto di cui a volte c'è assolutamente bisogno.
06/07/2023