I rettili o magari i rettiliani (che campeggiano numerosi nella copertina dell’album in questione) possono innamorarsi? E in tal caso ci sono canzoni adatte per la paradossale circostanza? Al secondo quesito risponde con questo “Cosmic Songs For Reptiles In Love” l’esordiente Cosmic Gospel, moniker dietro cui si nasconde il talentuoso polistrumentista Gabriel Medina da Macerata, con le Marche in tempi recenti a sfornare musicisti da tenere d’occhio in ambito alternative come ad esempio i Casual Boots; ma se quest’ultimi si muovono in ambito indie-pop-rock, l’influenza principale di Cosmic Gospel è la psichedelia nelle sue varie forme, da quella originale dei sixties alle surreali rielaborazioni neo-psych di band come Flaming Lips, alternate e shakerate con lo spirito postmoderno della centrifuga impazzita messa in atto da Beck in tempi successivi.
È proprio Mr. Hansen, insieme ai primi Eels, il modello del singolo apripista “It’s Forever Midnight”, un pastiche uptempo propulso da handclapping elettronico e dotato di un interplay tra sezione ritmica, chitarra, tastiere e voce perfetto nonché stilosissimo, dietro cui stranamente si cela la vicenda di un pervertito pronto a insidiare le sue vittime. Le influenze anni 90 predominano anche nel secondo brano, “The Richest Guy On The Planet Is My Best Friend”, in cui Medina sembra accompagnare lo spirito di Elliott Smith e ricongiungerlo con quello di Mark Linkous, due tra i migliori cantori della malinconia dell’epoca, entrambi purtroppo morti suicidi.
Ma il vero cuore dell’opera è rappresentato da sublimi ballad acustiche che partono dal pop barocco dei Beatles d’annata 1967 (“Core Memory Unlocked”) per poi risalire lungo la linea del tempo lambendo la psichedelia pastorale dei Pink Floyd se non addirittura il proto-prog dei Moody Blues (“The Demon Whispers”), preziosi manufatti d’epoca impreziositi da deliziosi arrangiamenti di mellotron e moog, saggiamente misurati e privi di elucubrate ostentazioni progressive.
Lo spirito visionario pervade l’intero l’album, finendo per deformare anche i brani più muscolari con il post-grunge di “Psychrolutes Marcidus Man” messo a mollo nell’Lsd e l’hard-garage di “Hot Car Song” che pur macinando infuocati riff elettrici possiede un breve intermezzo cosmico a base di synth; proprio i sintetizzatori divengono i protagonisti della traccia più allucinata, lo strumentale “Wrath And Ghost”, viaggio new age galleggiante nello spazio siderale trasformato presto in una sorta di inquietante soundtrack per abduction aliena attraverso un vociare angosciante rasente l’incubo.
A ristabilire le buone vibrazioni, almeno a livello sonoro, ci pensa la conclusiva “I Sew Your Eyes So You Don’t See Me How I Eat Your Heart”, splendida sventagliata di solare psych-rock contemporaneo con nulla da invidiare ai primi Tame Impala, nonostante il contrasto con l’ennesimo testo (tra citazioni al voodoo e allusioni al cannibalismo) eufemisticamente poco rassicurante.
Lungi dal costituire un mero bignami del pop-rock psichedelico, anche grazie all’apporto di un personale taglio onirico/sci-fi con venature esoteriche, “Cosmic Songs For Reptiles In Love” rappresenta un passo coraggioso per l’autore (da sottolineare che è lo stesso Medina a suonare tutti gli strumenti), capace di affrontare al contempo i propri demoni interiori (oltre che quelli esteriori) e i giganti della storia del rock risultando vincente grazie a una conoscenza della materia e una capacità di rielaborazione raramente presente in artisti italiani del genere (vengono in mente, con le dovute differenze, i Jennifer Gentle): l’esordio di Cosmic Gospel per gli amanti di queste sonorità potrebbe costituire l’epifania di un nuovo talento nazionale da sostenere e apprezzare senza riserve.
09/02/2024