Nel volgere continuamente lo sguardo al passato, la musica rock contemporanea è in preda alla sindrome di Orfeo: nel tentativo di riportare in vita canti e poesie dei tempi andati, vaghiamo continuamente negli inferi in cerca di antica bellezza. Come Orfeo con Euridice, rischiamo però di perdere per sempre la nostra amata: la musica. "The Endless Coloured Ways: The Music Of Nick Drake" è l’ennesimo viaggio a ritroso nel tentativo di resuscitare una delle icone più potenti e trasversali della musica rock, operazione legittima e supportata da una campagna promozionale senza precedenti. Non è la prima volta che Nick Drake diventa oggetto di riletture più o meno devote. Il suo pur esiguo campionario di canzoni - solo tre album e pochi inediti postumi - è stato reinterpretato con costante devozione e qualche involontario sberleffo, ma la mole di interpreti coinvolti in "The Endless Coloured Ways: The Music Of Nick Drake" è a tal punto rilevante da meritare un'attenta analisi.
Facile restare delusi per la ovvia trasfigurazione delle atmosfere e delle suggestioni evocate da Nick Drake nei tre album capolavoro – "Five Leaves Left, "Bryter Later" e "Pink Moon" – ed è naturale invocare volute speculazioni e trucchi commerciali di dubbia onestà (una limited edition che offre solo un sette pollici peraltro non inedito); ma restare indifferenti all'elegante aggiornamento di canzoni come "Place To Be" o "Hazey Jane II" sarebbe crudele.
L'unica certezza che offre l'ennesimo tributo a Drake è che al notevole mito creatosi intorno al musicista britannico corrisponde un repertorio unico e senza pari. Ben vengano, dunque, rivoluzioni concettuali nell'approccio al suo patrimonio artistico, preso atto che nessun arrangiamento potrà mai eguagliare la forza degli originali.
Va dato atto ai Fontaines D.C. di aver estratto piombo e ferro rovente da "'Cello Song" o alla band avant-folk degli Stick In The Wheel di aver donato a "Parasite" un fascino malsano e fatiscente che non dispiacerebbe al compianto autore.
Intelligentemente, autori folk come Karine Polwart e Kris Drever evitano la deriva dell'inutile duplicato in stile di "Northern Sky": Emeli Sandé si avventura in una temeraria e riuscita lettura in chiave funky di "One Of These Thing First", ed è lodevole lo stravolgimento in chiave horror-pop di "Three Hours", anche se i più fedeli fan di Nick Drake si trastulleranno con giusto gaudio con la rispettosa eppur innovativa versione di "Pink Moon" di AURORA.
Come tutti gli album di cover, anche "The Endless Coloured Ways: The Music Of Nick Drake" è un progetto stridente, caratterizzato da alti e bassi. Ogni ascoltatore troverà pregi e difetti sui quali disquisire, ma nonostante tutto è il progetto di cover di Nick Drake che ha goduto della maggiore visibilità mediatica, anche se operazioni come questa rischiano di congelare il mito e di renderlo esangue e puramente autoreferenziale.
Non taccio la leggera speranza che qualche ascoltatore, nel volgere al momento giusto lo sguardo verso il passato e verso la musica di Drake, questa volta riesca a salvare dal triste destino Euridice.
14/08/2023