Tra i molti talentuosi musicisti che hanno oltrepassato i confini del Mali per esibirsi nei festival di tutto il mondo, Baba Sissoko spicca come una delle figure più interessanti. Per molti, la scoperta del suo talento è avvenuta grazie al documentario di Martin Scorsese “Dal Mali al Mississippi”, ma la sua carriera va ben oltre. Polistrumentista e virtuoso delle percussioni, Sissoko predilige la dimensione live, dove la sua musica prende vita in modo autentico e imprevedibile. Per chi non ha mai avuto l’opportunità di ascoltarlo dal vivo, un’ottima porta d’accesso è il disco registrato durante la sua esibizione a Basilea nel 2023 “Live In Basel”. Come nella migliore tradizione griot, l’improvvisazione ha un ruolo centrale: i brani si trasformano, si dilatano e diventano un flusso in continua evoluzione, sostenuto da una band affiatata e composta prevalentemente da musicisti italiani.
L’album si apre con il classico “Hey Baby Blues”, un blues tradizionale che funge da introduzione prima che il ritmo si infiammi nei momenti più travolgenti del disco. Tra questi spicca la scatenata “Bakadaji”, dove le percussioni martellanti e il basso incisivo di Walter Molini creano un comodo sentiero alla voce di Baba Sissoko che si fa strada con autorevolezza attraverso un intreccio pulsante di strumenti. “Amadrani” ha invece un incedere lento e solenne, come un leone appena risvegliato: l’armonica pigra di Domenico Canale accompagna i vocalizzi di Sissoko, ai quali ben presto si unisce il pubblico, in un’atmosfera sospesa. Poi, improvvisamente, l’ingresso degli strumenti trasforma il brano in un blues dal sapore antico e intenso.
Come in ogni concerto, non può mancare “Ebi”, il cavallo di battaglia che si dipana in una lunga sequenza di ringraziamenti in più lingue, crescendo lentamente fino a un’apoteosi emotiva. Il ritornello, dolce e ipnotico, prende il sopravvento con un’eleganza che non viene mai scalfita, nemmeno quando le percussioni, inizialmente leggere, accelerano in un crescendo che avvolge senza travolgere, mantenendo intatta la grazia della ballata.
“Masaya” ha la dolcezza di un canto natalizio e, come tutta la seconda parte dell’album, si trasforma in un terreno fertile per il dialogo tra i musicisti, che improvvisano ed espandono le versioni in studio con nuove sfumature. “Mediterranean Blues”, con i suoi oltre otto minuti di durata, ne è un esempio perfetto: la prima parte è quasi un’introduzione solenne, in cui la chitarra solitaria tesse il suo percorso, trovando progressivamente nuovi compagni di viaggio. La voce aspra e intensa di Sissoko si aggiunge con il suo carico di pathos, mentre un’armonica sempre più inquieta si insinua tra le note, seguita dall’ingresso di chitarre elettriche e strumenti della tradizione. Le percussioni, dapprima timide, si accendono in assoli incandescenti, trasformando il brano in una vetrina di virtuosismo e interazione, dove ogni interprete trova il proprio spazio per brillare.
Spetta all’elegante clarinetto di “Bibisa” il compito di chiudere il live, mentre Baba Sissoko, con un discreto italiano, ringrazia l’équipe tecnica, la sua band, il manager e, naturalmente, il pubblico. Gli omaggi si intrecciano con la musica, prolungandosi quasi per l’intera durata del brano, in un’atmosfera calda e riconoscente.
Indubbiamente, “Live in Basel”, pur nella sua durata contenuta e nella sua confezione con mezzi di registrazione essenziali, rappresenta un’ottima occasione per avvicinarsi alla musica di un artista straordinario, capace di mettere il proprio talento al servizio della condivisione e della positività.
18/02/2025