Dopo sette anni di silenzio, il ritorno dei Black Country Communion poteva facilmente essere liquidato come una semplice rimpatriata tra veterani del rock. Eppure, il quinto album del supergruppo – composto da Glenn Hughes (Deep Purple), Joe Bonamassa (Bloodline), Jason Bonham (UFO) e Derek Sherinian (Dream Theater)– intitolato semplicemente "V", smentisce ogni aspettativa di routine. Seppur senza porsi come un’opera innovativa, il disco sorprende per l’energia e la freschezza che traspaiono in ogni traccia, offrendo un lavoro che si rivela sempre più coinvolgente ad ogni ascolto.
Come sempre la band anglo-statunitense mette in campo un’ampia gamma di stili nelle tracce proposte. Brani come “Enlighten” e “Letting Go” evocano il classico hard rock alla Led Zeppelin, con riff potenti, ritmi serrati e quell’energia viscerale che è diventata il marchio di fabbrica del genere. D’altra parte hanno una complessità strutturale, arricchita da cambi di tempo improvvisi e sezioni strumentali articolate, che rimandano all'approccio tecnico e cerebrale del progressive moderno.
Di tutt’altro registro è “Stay Free”, scelto come brano trainante dell’album. Con il suo stile scanzonato e intriso di funk-rock, il pezzo si distingue per il coinvolgente coro gospel e per il finale esplosivo, con un assolo di chitarra magistrale di Bonamassa che si intreccia con le potenti linee vocali di Hughes.
Non mancano momenti più intimi, perfetti per infiammare le platee, come le power ballad “Restless” e “Red Sun” che si distinguono per gli eleganti intrecci di blues rock e per il sempre impeccabie contributo di Hughes che, nonostante i suoi oltre settant’anni, dimostra di avere ancora una voce incredibilmente grintosa e incisiva.
Spesso i brani raggiungono il loro apice grazie all’incredibile talento degli interpreti. È impossibile non menzionare le sognanti e rapide tastiere di Sherinian in “Love And Faith”, che aggiungono una dimensione onirica al brano, o la furiosa energia di Bonham, il cui drumming martellante nello stesso pezzo, dà spinta e vitalità al riff finale di chitarra.
La seconda parte di "V" si mantiene su un livello consistente, pur senza riservare grandi sorprese. Tuttavia, il valore complessivo dell’album è indiscutibile, riuscendo nell’impresa di evocare sonorità retrò senza mai sembrare datato. Il risultato è un disco che può affascinare tanto i nostalgici dell’hard rock quanto chi cerca semplicemente un album rock di qualità, suonato con l'autenticità e l'energia della vecchia scuola.
08/01/2025