La ventennale carriera di Galina Ozeran sotto il nome di Chikiss è stata caratterizzata da un’atipica mistura di post-punk, minimal wave, elettronica sperimentale, synth-pop e improvvisazione dal vivo, il tutto contraddistinto da un approccio volutamente irrazionale e dall’utilizzo della lingua madre dell'artista bielorussa. Atene, San Pietroburgo e Berlino sono le tre culle intellettuali alla base del nuovo album “Between Time And Laziness”, che giunge dopo tre anni di silenzio e si avvale della produzione del polistrumentista finlandese Jaakko Eino Kalevi.
Grazie alla Bureau B. il nuovo album di Chikiss gode di una distribuzione più capillare e le offre l’occasione per essere apprezzata fuori dai confini nazionali, anche se la sua sfaccettata personalità, per essere pienamente compresa, necessita di un approccio più ampio che includa le precedenti performance discografiche, dove Galina Ozeran si è cimentata con musiche per film muti, e deliziose cover di musica new wave, blues, folk ed elettronica.
“Between Time And Laziness” è l’album che più di altri risente della recente situazione logistica dell’autrice, esiliata a Berlino a causa delle perenni tensioni politiche che agitano la sua terra madre. La natura synth-pop algida, agrodolce, romantica e dark di “Between Time And Laziness” è ricca di fascino e di richiami.
L’album scivola agilmente dalle sonorità jazz noir alla David Lynch di “DKN”, alla malsana elettronica stile “Low” di David Bowie in “Nevesta”, citando senza pudore i fasti del synth-pop anni 80 in “4:45” e l’iconica sensualità di Amanda Lear in “Into The Void”, per poi confluire nella lunga dissertazione alla Joy Division di “Don’t Be Afraid”.
Nonostante tutto, l’album di Chikiss non suona affatto derivativo, grazie a una visione artistica dove trovano spazio le colonne sonore del musica armeno Mikael Tariverdiev (“Evil Sky”) e testi ispirati alla nobile tradizione dei paesi sovietici (la title track). Per i fruitori più fugaci si segnala la presenza di un potenziale hit-single (“Train Schedule”) e un inquieto e ossessivo groove dai tratti autoctoni (“Forever”), che completano un’opera alquanto atipica e interessante, un viaggio ai confini tra elettronica e synth-pop ricco di charme.
06/04/2025