Nel mondo dei podcast e dei commentari su YouTube, i seguaci dell'r&b in queste ultime settimane sembrano avere tutti le stesse conclusioni: "Le ragazze si sono stancate". Trattasi di una narrativa che circoscrive abbastanza bene una serie di giovani artiste impelagate nel purgatorio del mercato midstream. Impossibile non pensare a Normani, già scomparsa dai radar nonostante i sei anni d'attesa per un album, ma manco le ex-colleghe Lauren Jauregui e Dinah Jane se la stanno passando troppo bene. Tra il doversi assicurare la fiducia del management, imbastire la proposta sonora, creare un'immagine e preparare un piano d'assalto agli algoritmi, il processo di emersione è diventato peggio della lotta contro i mulini a vento. Prevedibilmente, "le ragazze si sono stancate" di giocare alla lotteria, e a fronte della crescente richiesta di mansioni extra-musicali, gli sforzi appaiono più vani e confusionari che mai. Purtroppo, chi sta alle loro spalle ha abbandonato ogni senso di sfida in favore del quattrino assicurato.
È in questo deprimente spaccato d'industria che ritroviamo Chlöe Bailey, altra giovane promessa dell'r&b ancora cocciutamente inespressa. Con un picco massimo al n. 119 di Billboard, il precedente album di debutto "In Pieces" non è stato tanto un insuccesso quanto un sonoro ceffone preso direttamente in viso. Non è servito a nulla il supporto della madrina Beyoncé Knowles, anzi, in molti si sono stizziti nel notare il suo perentorio silenzio a riguardo. Annunciato con soli cinque giorni di anticipo, senza singoli né esibizioni promozionali, "Trouble In Paradise" è apparso in Rete di soppiatto e nel giro di poche ore l'attenzione è subito scemata. Nomen omen, direbbero alcuni.
Peccato osservare tale spreco di risorse, ma è come se Chlöe volesse togliersi anche questo dente per passare a qualcosa di più piacevole, forse non avrà nemmeno a che fare con la musica. Ancora una volta, infatti, la sua proposta oscilla tra l'arguto e l'anonimo, mostrando un talento procace ma senza direzione. Tra soluzioni scontate, produzioni incolori e una sensualità troppo plastica per bucare oltre la situazione, "Trouble In Paradise" stenta a convincere l'ascoltatore, senza con questo aprirsi a spiragli davvero personali.
Il rimpianto si fa sentire soprattutto a fronte dei momenti migliori, primo tra tutti lo scoppiettante alt-pop "Boy Bye", a mani basse il suo pezzo migliore fino a oggi. Incattivita ma condotta con la giusta dose di carattere, la ballata "Same Lingerie" scorre come la scena di una telenovela, mentre sullo sboccato disco-funk "Strawberry Lemonade" Chlöe si mostra finalmente matura e divertita dai propri giochi erotici.
C'è poi l'ansimante "Might As Well", in duetto con un Ty Dolla $ign che sta viaggiando col pilota automatico da anni, ma evidentemente per Chlöe prova ancora un brivido di sinergia. E quando ricompare a sorpresa la sorella Halle, ecco l'accorata "Want Me", avvolta da un pulviscolo indie che richiama i loro vecchi e più meritevoli lavori.
Ma si fa in un attimo a scadere in soluzioni fatte con lo stampino, una serie di brani standard che potrebbero essere interpretati da chiunque, tradendo il compromesso alla base di un disco che, complessivamente, non produce alcun incremento sul debutto. Noia a palate con "Rose", "Good Girls Finish Last", "FYS" e la ballata pianistica "Moments", poco riuscite le tarocche imitazioni amapiano di "Redemption" e "Never Let You Go", lontane anni luce dalla freschezza di una Tyla. Pur vocalmente funzionale, Anderson .Paak non aggiunge molto all'economia di "Favorite", davvero orribile però l'apporto di Jeremih sul passo house di "Shake", un episodio (e un ospite) da evitare a tutti i costi.
Si rimane dunque nuovamente con l'amaro in bocca nel constatare le difficoltà dell'attuale mercato discografico, preda di situazioni difficili da domare per generare i dovuti consensi - lo sa bene la collega Tinashe, rispuntata su TikTok quest'anno col tormentone "Nasty", dopo un decennio di attività indipendente passata sottotraccia al grande pubblico. A poco serve la preparazione, anche quando esplicitamente perseguita: all'esibizione sul palco dei BET in onore a Usher qualche settimana fa, Chlöe è stata la più convincente di tutti, anche a fronte di navigate colleghe quali Teyana Taylor e Victoria Monét. Ma di questo passo, riuscirà mai a prenotare un palco tutto suo?
04/09/2024