Ogni appuntamento con la musica di Chris Cohen è un piacevole incontro con un chamber pop psichedelico tanto colto quanto discreto. Nell'arco della propria carriera da solista l’ex-Deerhoof ha scelto un profilo decisamente basso, rispetto a quello sperimentato con le precedenti esperienze, smarrendo parte del pubblico della prima ora in favore di una più solida fanbase che ne apprezza la costante evoluzione verso una musicalità sempre più tenera e raffinata.
Il quarto album di Cohen, “Paint A Room”, giunge dopo cinque anni di silenzio e un cambio di etichetta, ora la Hardly Art, e mette in campo una serie di variabili che vanno da incursioni più marcate nel jazz - la tribolante “Dog’s Face” che non occulta un piano in stile honky tonk - a espliciti tributi all’innovativa scuola musicale brasiliana che ha in Milton Nascimento il suo punto di riferimento (la leggiadra “Wishing Well”).
Disco decisamente ambizioso, “Paint A Room” offre in apertura interessanti commistioni tra Burt Bacharach e il post-be-bop contemporaneo. Cohen lascia a Jeff Parker piena libertà per gli arrangiamenti di “Damage” e il ruolo di prima voce al sax di Josh Johnson (SML), ed il risultato è sorprendente.
Ai più attenti non sfuggirà una certa similitudine con gli Stereolab e gli High Llamas che aleggia tra le pieghe di brillanti intuizioni pop apparentemente innocue (“Night Or Day”) o affascinanti melodie in odor di bossa nova ed elettronica (“Physical Address”).
L’indole da pop-rocker fa capolino con vezzosi jangle-pop tinti di saudade (“Sunever”) e altre frivolezze assortite sparse nei brani, ma la predilezione per chitarre scordate (“Cobb Estate”) e fiati in contrappunto armonico (la title track) marchia a fuoco l'album.
“Paint A Room” è il disco più barocco di Cohen, ma anche il più incline a una contaminazione di elementi spuri che offrono interessanti segnali per il futuro, come l’ingegnosa tropicalia che anima “Laughing” o l’ardimentosa miscela di lounge-music e psichedelia di “Randy’s Chimes”, un brano che non sfigurerebbe nel catalogo della Ghost Box. Un altro delizioso capitolo discografico per il musicista americano: coraggioso soprattutto nei testi e raffinato quanto basta per non essere accantonato dopo pochi ascolti.
10/03/2025