Dopo quello degli irlandesi Sprints, è già tempo di salutare un altro interessante, e in questo caso divertentissimo, esordio indie-rock di stampo garage: quello di Genevieve Glynn-Reeves, in arte Gen, e i suoi fidi Degenerates. La scalmanata, queerissima ventiduenne di Liverpool guida una formazione a cinque (i quattro degenerati sono Sean Sloan e Jake Jones alle chitarre, Jay Humphreys al basso ed Evan Reeves alla batteria) generosa di riff scalpitanti e ritmiche ballabili, ma soprattutto dotata di un’ironia illimitata e tagliente.
È un mondo che peggiora ogni giorno un po’ in più, quello di cui e per cui canta la giovane Gen, e la sua reazione a questo continuo deterioramento etico-estetico, chiara sin dal titolo del disco, è riderci su. E, perché no, ballare sul suo suolo, sempre più simile a un cumulo di macerie. L’invito a farlo viene esteso a chi ascolta in un brano d’apertura ad alto tasso di sintetizzatori intitolato “Kids Wanna Dance”.
È soltanto il primo di una ricca serie di tormentoni alternativi e sgangherati, come la roboante title track, l’energico punk di “Girls!” e la staffilata all’industria discografica “BIG HIT SINGLE”. Ce ne è anche per i cosiddetti leoni da tastiera nella sarcastica “That’s Enough Internet For Today”; mentre “All Figured Out” afferra il ritornello più contagioso dell’intero lotto, lamentando dell’impossibilità delle nuove generazioni di organizzare il proprio futuro come quelle precedenti.
Si smette di ballare e arringare quasi soltanto per il gran finale, quando una lunga e commossa dedica a una zia morta di cancro di Gem, “Jude’s Song”, mette a nudo il cuore, la solubilità melodica e, nondimeno, l’amore per i Beatles della band di Liverpool.
Nei 35 minuti scarsi di “Anti-Fun propaganda” c’è anche qualcosa di decisamente non rimarcabile, ma tutto sommato ogni brano è funzionale alla breve scaletta e scivola via con piacere. Ennesima prova che, se utilizzato con gusto e con il giusto spirito, il buon vecchio garage può divertirsi e divertire ancora da matti.
24/03/2024