La fascinazione per le divinità oscure, il senso del sacro indagato attraverso formulazioni sonore monolitiche quanto evocative, continua ad essere elemento guida per Gianluca Becuzzi, trovando in Ecate la fonte di ispirazione di un nuovo capitolo. Signora della notte, della luna, dei morti e dei fantasmi, la figura della dea delle arti magiche innesca un itinerario ancora una volta nerissimo, nutrito dalla fusione di derive drone e deflagrazioni doom, attitudine qui ampliata ricorrendo al contributo di diversi artisti di area sperimentale a cui viene chiesto di iniettare la propria impronta in un tessuto ampiamente consolidato.
Spiazza, ma non deve stupire quindi ritrovarsi al cospetto di un attacco in pura chiave field recording all'avvio di "Three Faces Goddess", visto il coinvolgimento di Adriano Zanni, così come una matrice elettroacustica più evidente e materica emerge dalle collaborazioni con Andrea Bellucci, Deison - già sodali nel progetto Dead Piano - e Daniele Santagiuliana. Da tali sinergie scaturisce un ambiente sonoro che predilige il dato atmosferico senza rinunciare all'azione corrosiva, altamente impattante, delle chitarre di Becuzzi, frequenze che incidono un substrato dark-ambient tendente a una nervosa quiete per liberarne la tensione in tutta la sua maestosa portata. Un'azione a tratti irruente ("Her Name Is Darkness") oppure portata con intensità graduale ("This Cthonic Cult"), comunque sempre chirurgica, visti la competenza e il controllo minuzioso attuato dal musicista toscano, autore anche del missaggio e del mastering.
Un album all'insegna della continuità, che prova ad ampliare gli orizzonti di un'esplorazione avanzata aprendosi a influssi esterni per scongiurare il rischio della reiterazione sterile di paradigmi sonici più volte declinati. Una scelta certamente valida.
29/04/2024