Qualche fan della prima ora forse disdegnerà la nuova forma, più accattivante e adatta al più vasto pubblico del revival emo odierno, dei Gulfer - decisamente in linea con la sempre ottima line-up targata Topshelf. Eppure questa evoluzione non dimentica la natura divagante e suggestiva della scrittura chitarristica della band, per quanto questa sia progressivamente nelle mani del nuovo membro, Joseph Terriault. Ne orienta semplicemente la potenza verso l'ascoltatore, a volte senza (sufficienti?) giri di parole ("Too Slow"), a volte donando quella estroversione d'arrangiamento e struttura che manca a molti contemporanei del roster Topshelf e non solo ("Clean").
Questo è certamente uno dei fattori che differenzia "Third Wind" dall'"ennesimo" disco di revival emo, ossia le radici più math e sgangherate della band, che trovano qui uno sfogo se vogliamo "normalizzato" ma non per questo meno esplosivo.
Anche nelle tracce che guardano all'emo più dolce (come le ottime "Cherry Seed" e "Heartshape") di Ratboys, Pinegrove e Another Michael, i Gulfer sanno proporre intermezzi strumentali che mancano altrove, dove invece si privilegia la resa emotiva tout court. Gli arrangiamenti tendono inoltre a privilegiare il carattere "anthem"'-ico delle canzoni di Terriault ("Prove", "No Brainer"), incanalandone le intuizioni lungo progressioni quasi inaudite per il genere ("Motive").
Questo connubio tra forte impronta emozionale e attenzione ai perfezionamenti chitarristici, alla cura delle transizioni e alla scrittura di lick e hook rende "Third Wind" un disco piuttosto speciale, pur non privo di difetti. Ma in generale un altro gran colpo della Topshelf.
22/03/2024