Il fuoco continua ad ardere per le strade di Dublino. Negli ultimi dieci anni la capitale irlandese si è imposta come un inesauribile laboratorio musicale, dal quale sono emerse decine e decine di band in grado di affermarsi su scala europea e in alcuni casi anche oltre. Gilla Band, Fontaines Dc, Murder Capital, Pillow Queens, Sprints rappresentano soltanto la punta di un enorme iceberg che è riuscito a rinnovare i fasti di un grande passato, riportando la “verde isola” al centro della trattazione musicale. Il più recente hype si è sviluppato intorno ai Gurriers, formazione schierata all’interno dell’affollatissimo campionato post-post-punk, nel quale sbandierano gli elementi distintivi del proprio sound: la capacità di inserire elementi personali nel mix stilistico proposto e l’incontenibile elettricità che le loro canzoni riescono a diffondere.
Prendete ad esempio la traccia d’apertura di "Come And See", il loro primo album, si intitola “Nausea” ed è uno degli highlight del 2024: l’incipit strumentale riprende i tratti della sferzata anfetaminica che caratterizzava l’apertura di “Brianstorm” (da “Favourite Worst Nightmare”, Arctic Monkeys, 2007) al quale segue una strofa che si ispira chiaramente a “Hurricane Laughter”, uno dei pezzi più contundenti contenuti in “Dogrel”, l’esordio dei connazionali Fontaines Dc, anno 2019. La “nausea” di cui si parla nel testo è causata dalla situazione socio-economica del loro paese: molti giovani irlandesi senza grosse opportunità trascorrono il tempo a bere con gli amici al pub, sperando di non dover prima o poi andare a cercare fortuna altrove. “It’s a problem that they all have”, continua a gridare il cantante Dan Hoff per tutta la durata della canzone.
Accanto a lui ci sono Emmet White al basso (di recente sostituito da Charlie McCarthy), Pierce Callaghan alla batteria, Ben O’Neill e Mark MacCormack alle chitarre. Il nome del gruppo è traducibile in italiano come “ragazzo difficile”, un tipo indisciplinato, che non ama rispettare le regole. Loro stessi esprimono un evidente disagio sotto forma di canzoni ruvide e dirette, che possono inglobare tanto le istanze rave-punk di “Des Goblin” quanto gli accenti post-hardcore rappresentati con forza in “No More Photos”, tanto la furia iconoclasta di “Approachable” quanto l’impianto shoegaze che caratterizza la title track.
Dell’energia sprigionata durante le esibizioni live del quintetto ci ha già ampiamente documentato la collega Martina Vetrugno in occasione della recente sortita bolognese. Direi tutto bene: il firmamento “Irish” si arricchisce da quest’anno di una nuova luminosa stella.
09/01/2025