Gwen Stefani non invecchia mai. Saranno i ritmi coi quali oggi si muove in campo discografico, sarà la maturità di chi sa di non aver più niente da dimostrare a nessuno, oltre gli impegni famigliari con tre figli adolescenti e un nuovo marito in show business, il cantautore country Blake Shelton. Sta di fatto che quest'inusitata freschezza tutta bronci & sorrisi l'aiuta a districarsi tra le proprie canzoni, anche quando magari la fantasia latita - ed è qui che entra di soppiatto "Bouquet", quinto album solista, uscito nel silenzio pressoché totale.
L'ha presentato con "Somebody Else's", frizzante pop-rock anni Ottanta con chitarre zompanti e ritmi serrati, imbevuto di Debbie Harry e Pat Benatar fino al collo, o anche la Joan Armatrading di "Drop The Pilot", per chi ancora la ricorda.
Novità? Manco per sbaglio, ma sarebbe disonesto non notare la facilità con la quale Gwen si cala in tali atmosfere, proprio grazie a quell'inossidabile qualità che da sempre la contraddistingue: una voce singolare e riconoscibile tra mille, eternamente giovane ed espressiva con pochi singhiozzi, che profuma di pungenti amori perduti e merende con la torta di mele sul prato di fronte alla casa d'infanzia. Tutto cambia, e nulla cambia; "Somebody Else's" è sempre lei, la californiana al perossido dallo sguardo incerto e beffardo, immutata sin dai tempi in cui "Tragic Kingdom" la trasformò in una superstar mondiale, stravolgendole per sempre la vita.
È così che "Bouquet" instaura il più prevedibile dei viaggi a ritroso senza fronzoli né artifici, facendo forza su nient'altro che le interpretazioni della propria autrice; impossibile non pensare a Natalie Imbruglia e Billie Myers con l'ariosa title track, ancor più difficile non sentire l'eco dei Pretenders quando "Late To Bloom" pesta sul pedale della nostalgia. E tacciamo di "Marigolds", che entra a gamba tesa su una strofa che ricorda "Johnny And Mary" di Robert Palmer. Con "Swallow My Tears", poi, troviamo conferma di quella che è stata una naturale ispiratrice di Taylor Swift, Sabrina Carpenter e Chappell Roan - a voi stabilire se si tratti di un pregio o meno.
D'altro canto, ogni punto di forza di Gwen è anche il suo tallone d'Achille; le basta davvero poco per scadere nel mieloso, prima con "Pretty" e poi con "Empty Vase", due dediche d'amore talmente semplici da sfociare nell'infantile. Anche l'altra ballata da prateria americana "Reminders" finisce col collezionare tutti gli stereotipi più tipici del genere.
Con un attuale picco massimo al n.95 della classifica americana, possiamo dire che "Bouquet" sia giusto un progetto di passione, fatto per il gusto di tornare in studio a cantare e suonare, inseguendo quel senso di libertà e comunità che Gwen aveva incontrato con i No Doubt già nei primi anni Novanta. Il duetto in coppia col marito, "Purple Irises", posto in coda alla scaletta, sembra proprio sentenziare gli intenti del lavoro, circoscrivendone il campo d'azione entro le rassicuranti mura casalinghe.
Appare evidente più che mai, insomma, che "Love.Angel.Music.Baby" fu giusto un momentaneo abbaglio, per quanto luminoso; la Gwen Stefani del 2024 ha ambizioni più concrete, "Bouquet" è il suo lavoro più breve e uniforme, incapace di fornire alcun senso di divismo né contemporaneità, ma ancora valido per chiunque voglia ascoltarsi un po' di semplice pop-rock da una voce che ha fatto parte della vita di tutti noi.
27/11/2024