India Electric Co. - Pomegranate

2024 (Shoelay Music)
alternative folk-pop

L’ultima volta che ho intercettato Cole Stacey e Joseph O’Keefe erano in tour come open act per Midge Ure, la prima uscita in pubblico dopo un lungo silenzio ma anche un prezioso assaggio del nuovo corso degli India Electric Co..
Sono passati quattro anni dall’ultimo album della band inglese, quattro anni che hanno permesso ai musicisti di calibrare con maggior attenzione e spirito avventuroso un disco che fa evolvere le originarie attitudini folk-pop verso un raffinato adult-pop dalle piacevoli reminiscenze prog e jazz: la polpa rossa del melograno è simbolo di morte e rigenerazione, e tutto l’album è un atto di rinascita e nuova vita.

Il quinto album “Pomegranate” (terzo nella discografia ufficiale) è il progetto più maturo e solido della formazione inglese. Scrittura e arrangiamenti procedono di pari passo, l’elettronica entra con decisione tra le pieghe del sound, le geometrie ritmiche sono più articolate (si avvicendano ben tre batteristi), il violino vivacizza il corpo armonico, mentre la voce di Cole Stacey amalgama il tutto.
“Pomegranate” è comunque un album pop, raffinato ed elegante ma pop. La musica degli India Electric Co. non è pane per i denti di rocker incalliti o di fan dell’indie-pop lo-fi: le composizioni di Cole e Joseph non mettono in mostra né muscoli né languori noir e dark, ma, nonostante tutto, queste sono canzoni che non si prestano a una fruizione fugace e compulsiva.

Le quattordici tracce si impregnano di groove jazzati (la title track), di colte trame di folktronica e chamber-pop (“Balancing Act”) e di slanci pop che profumano di anni 80 (“Better Unsaid”), sempre con desueta eleganza.
Gli India Electric Co. si destreggiano con classe in quel limbo pop dove hanno trovato conforto e ispirazione Peter Gabriel (“Patterns”), Steven Wilson (il pop-prog su tempi dubstep di “Sirens”) e i Radiohead (“What Keeps You”). Non ricorrono mai a inganni o inutili depistaggi, regalando almeno un paio di canzoni abbastanza originali e rimarchevoli.
I poco meno di tre minuti di “Glass Houses” sono un tripudio di variazioni armoniche e ritmiche che lasciano il segno. Di egual intensità sono le tribolazioni percussive di “Embers”, che fanno da sfondo ad abili contrasti di trame soul e prog, affidati ad arpeggi di chitarra elettrica, strazianti accordi di violino, una citazione di Rachmaninoff e una prestazione vocale intensa e aspra.
Anche quando il lessico musicale si arricchisce di romanticismo, la band inglese si distingue per sobrietà (“After The Flood”) e candore (“Face To The Sun”), mentre canzoni dal passo ritmico più ardito (“Cascade”, dedicata a Cesaria Evora, e “Boat Beneath The Sky”, ispirata da Lewis Carroll) tengono alta l’attenzione con un buon nugolo di idee e di intuizioni.

Desueto, per alcuni forse obsoleto, il nuovo album degli India Electric Co. è un coraggioso atto di autonomia artistica, un disco diverso, che avrà forse qualche difficoltà nel trovare uno spazio nel recente panorama musicale, ma che non deluderà gli amanti del pop più raffinato ed elegante.

15/06/2024

Tracklist

  1. Pomegranate
  2. Embers
  3. After The Flood
  4. What Keeps You
  5. Sirens
  6. Balancing Act
  7. Better Unsaid
  8. Patterns
  9. Glass Houses
  10. Cascade
  11. The Gaps
  12. Boat Beneath The Sky
  13. Fancy Free
  14. Face To The Sun




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