E’ stato un percorso difficile e mai baciato dal successo, ma finalmente Jono McCleery ha trovato la propria voce. Con l’ottavo album, “Reconcile”, il cantautore londinese sveste i panni di eterno outsider, concentrando in queste nuove otto canzoni tutte le suggestioni che ne hanno accompagnato l’evoluzione dalle prime timide ballad folk gradevolmente influenzate dallo spettro di Nick Drake all’attuale profilo artistico, dove convivono folk, jazz, soul, bossa nova, elettronica e reminescenze dei primi Radiohead.
Che il profilo dell'inglese fosse alquanto atipico è stato evidente già dalla scelta di affidare la pubblicazione delle sue opere a un'etichetta nota per una forte propensione alla musica elettronica e a sonorità hip-hop e drum’n’bass, opportunità che McCleery non ha sfruttato in pieno, racchiudendosi in una dimensione alt-folk a tratti un po’ scarna.
“Reconcile” segna il passaggio alla tedesca Sonar Kollektiv, etichetta suggeritagli dall’amico e produttore olandese Feiertag, ed è un disco dalla doppia valenza creativa: da una parte mette a frutto quanto finora sperimentato dal musicista inglese, nello stesso tempo apre nuove prospettive al pari di un potenziale esordio. Apprezzato da critica e pubblico per l’evocativo timbro vocale, McCleery è sempre stato consapevole di non possedere un’estensione pari a quella di Rufus Wainwright, Thom Yorke o Jeff Buckley (ispirazioni apertamente dichiarate), ma fin dai primi passi ha coltivato con cura la propria voce, sposando la tecnica di cantanti soul a quel tipico fraseggio sincopato che rende più agile mettere insieme ritmo e melodia.
Pur partendo da elementi acustici e semplici, gli arrangiamenti di “Reconcile” sono sofisticati e complessi. McCleery adagia parole e frasi su un tessuto sonoro che si muove placidamente come un fiume, le cadenze ritmiche in stile soul e bossa nova creano increspature e lievi deviazioni che ne arricchiscono l’humus.
Abile nel riproporre brani altrui con piglio e stile personale - le sue versioni di “Halo” di Beyonce e “Wonderful Life” di Black sono molto apprezzate su YouTube e Spotify - sempre pronto nel cimentarsi con ambiti stilistici lontani (ha scritto canzoni anche per artisti dance), il compositore inglese mette a segno un paio di potenziali hit single personali, grazie a incantevoli groove soul alla Bill Withers (“So Messed Up”) e vellutati uptempo dove folk, elettronica e arrangiamenti orchestrali convivono con eleganza (“To See You Again”).
Con “Reconcile”, McCleery smette definitivamente i panni di autore di canzoni da falò, ruolo che una canzone come “Only You” potrebbe comunque trovare congeniale, ma è innegabile che le peculiarità di brani come “I Try To Remember” o “The One” sono ben diverse.
Jono McCleery attinge alla poetica malinconica e struggente abbracciata in passato con le pregevoli riletture di “Age Of Self” di Robert Wyatt o di “Ingenue” degli Atoms For Peace. Da qui prendono spunto le ambizioni neoclassiche tinte di jazz di brani come“Like I Do” e “Let’s Get Back To It”, pagine che sottolineano ulteriormente la solidità del progetto.
17/03/2025