Luzia Von Wyl Ensemble

Frakmont

2024 (Lu)
chamber-jazz, third-stream

Sin dal principio la ricerca musicale della compositrice svizzera Luzia Von Wyl si è posta al crocevia che separa e allo stesso tempo unisce la classica e il jazz, l'intrico e la semplificazione, in un vortice creativo che unisce l'Europa agli Stati Uniti passando per il Medio Oriente. È una ricerca che opera sicuramente da un livello colto, che parte da studi rigorosi, ma che ha dimostrato, in "Frost" e soprattutto nello splendido "Throwing Coins", di essere vivace e accessibile, materiale dalla brillante grana melodica.
Alla volta del primo disco pubblicato attraverso la Lu, la sua etichetta personale, la pianista di Lucerna raccoglie a chiamata il suo affiatato ensemble e realizza con "Frakmont" un'opera che esplora più approfonditamente la terra di confine già pattugliata nei primi due album, facendo leva su una gestione ancor più accentuata dei colori e della dinamica. Il viaggio prosegue nel segno del fascino.

Già l'introduttiva "Thunder" assume l'incarico di inquadrare a regola d'arte il ricercato gusto compositivo di Von Wyl, anche e soprattutto per assoluti neofiti della musicista. Forte del suo impeccabile estro cromatico e di un tangibile interesse per il ritmo e le sue qualità, la svizzera imbeve sin da subito il brano di una vivace variabilità metrica, bloccando sul più bello un intricato labirinto polimetrico prima che si riparta con un elegante tracciato valzerato. Su di esso la fisarmonica di Gary Versace e il pianoforte della compositrice hanno gioco facile a delineare i contorni di una suadente romanza al chiaro di luna, prima che una nuova evoluzione spinga la coppia e la batteria di Lionel Friedli a muoversi verso più marcate forme free.
Non si finisce mai da dove si è partiti, il piacere per la sorpresa e il viaggio è più forte di ogni certezza. Anche un episodio apparentemente più rilassato quale "Funicular", col suo tratteggio ritmico dal sapore swingato, fa il gioco di una raffinata cooperazione tra clarinetto, fagotto e marimba, a darsi il cambio o sostenersi armonicamente in un cangiante disegno melodico.

Fraseggi medi-jazz accompagnano il vibrante violino di Vincent Millioud in "Mulino", violino che strappa la scena anche quando si lascia condurre da un più sostenuto organico fiatistico. Le sue vorticose linee dipingono un viaggio che abbraccia l'intero bacino mediterraneo, tracciando un curioso ponte con la più ponderata chiosa finale, puntellata anche dall'intervento della stessa Von Wyl.
Echi levantini si sprigionano anche più avanti nella scaletta, specialmente in "Ringel", brano che evolve lentamente, si risveglia sopra un impalpabile letto di gong, ma che poi prende una direzione diversa, lascia proiettare il violoncello di Karolina Ohman alla volta di ammalianti tentazioni mediorientali. "Rubb" palesa ancor più manifestamente le ascendenze d'Oriente, in un'arrembante marcia tessuta per clarinetto e fagotto. Per quanto l'inizio, con le note grevi di Bösendorfer, facesse quasi presagire una cavernosa fuga avant, la compositrice è sempre un passo più in là, spinge le sue creazioni oltre gli sviluppi più attesi.

Posta in coda al disco, la title track mostra la musica di Von Wyl nella sua forma più tenera, piccoli rivoli di pianoforte ad andare e venire come pioggia sul terreno, prima che il flauto di Amin Mokdad e la fisarmonica di Versace catturino idilliche impressioni melodiche, con la stessa estatica piacevolezza che ha accomunato la Hiromi Uehara di "Silver Lining Suite" o la Jihye Lee di "Daring Mind".
Si chiude così un progetto che ribadisce tutti i dati fondanti della sua ricerca artistica, un terzo capitolo che si inserisce con classe assoluta in un catalogo ancora giovane, nondimeno zeppo di carattere e vigore. Non poteva esserci dedica più personale alle valli di Lucerna.

13/09/2024

Tracklist

  1. Thunder
  2. Funicular
  3. Mulino
  4. Ronk
  5. Ringel
  6. Rubb
  7. Frakmont

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