Con cinquant’anni di attività celebrati lo scorso novembre, il Kronos Quartet può considerarsi un’istituzione nel campo della musica occidentale, grazie a una discografia di oltre quaranta album e a una lunga serie di crediti, che spaziano dalla classica al jazz, dal pop all’avanguardia. L’attuale formazione, che comprende ancora il fondatore originale David Harrington (violino), più Gabriela Dìaz (violino), Ayane Kozasa (viola) e Paul Wiancko (violoncello), è stata incaricata dall’associazione a scopo benefico Red Hot Org di mettere assieme un progetto particolare: esplorare la discografia di un’altra icona del Novecento come Sun Ra assieme a un bizzarro assortimento di colleghi provenienti dagli ambiti più disparati. Il risultato stuzzica, strattona e diverte proprio in virtù di tali coordinate “altre”.
Che poi il soggetto in questione era già poco allineato in partenza, tramite una lunga serie di ruminanti improvvisazioni mirate all’esplorazione di costellazioni lontane, va da sé che una raccolta come “Outer Spaceways Incorporated: Kronos Quartet & Friends Meet Sun Ra” si presenti più come un divertissement – pur con una nota che scalda il cuore: su tre brani ritroviamo infatti il suo vecchio collega Marshall Allen, oggi arzillo centenario ancora in possesso del proprio sassofono.
Sin dalla burrosa introduzione con la voce di Georgia Ann Muldrow, l’ascolto promette momenti sfiziosi. È il caso di Jlin, che con la sorprendente “Maji” offre uno sciagattante samba lunare pieno di ritmo e sentimento, ancor più spiritoso Laraaji con “Daddy’s Gonna Tell You No Lie”, rielaborazione in chiave exotica di un vecchio tema anni Cinquanta dei Cosmic Rays, una delle prime formazioni di Ra. E poi c’è “Love In Outer Space” rifatta dai Secret Chiefs 3, che gira come la giostra di un luna-park sotto funghi allucinogeni.
Ma si fa in un attimo a sconfinare anche nell’universo hip-hop, dapprima con RP Boo & Armand Hammer su “Blood Running High”, poi col duo 700 Bliss sulle paturnie decostruite di “Secrets Of The Sun”. Immancabile su un progetto del genere la cara Laurie Anderson, peraltro già al lavoro col Kronos Quartet ai tempi di “Landfall”; qui la troviamo persa tra le nebbie concrete di “Phenomenon”, e dentro l’onirico passo downtempo di “The Wuz”, anche se sono i nove minuti abbondanti della “Images Suite” a fornire un ricco centro tavola di divagazioni extra-genere.
Certo, la sound artist Evicshen offre solo rumoraccio a caso su “Three Seasons In The Tempestuous Twelve Inch Planet”, meglio quando Zachary James Watkins trasuda di “Black Body Radiance”, forzando gli archi verso energiche scivolate psichedeliche, oppure con la compositrice canadese Nicole Lizée, che tratta “The Furthest Out Things” con un cinematico tocco noir tra argenti ed elettronica.
Spetta tuttavia al novantenne Terry Riley e alla percussionista giapponese Sara Miyamoto chiudere l’ascolto con un’espansiva fantasia orchestrale tra nu-jazz, prog e minimalismo: “Kiss Yo' Ass Goodbye”, spiritosa esortazione a non prendersi troppo sul serio anche quando il linguaggio prescelto compila dieci minuti di torrenziali ripetizioni a fiume. La riprova che “Outer Spaceways Incorporated” è un ascolto esoso e folle, ma condotto con buona perizia tecnica e un gusto per l’avventura che non ha paura di nulla. Chissà se lo stesso Ra avrebbe apprezzato tale omaggio? Non lo sapremo mai, ma in qualche momento almeno pare quasi di sentire una bella risata di gusto, di quelle che provengono direttamente dallo spazio...
02/12/2024