Dodici brani di cui undici originali e una cover di Bob Dylan compongono “La vera me”, in cui Paola Angeli, autrice completa di testi e musiche, eccetto due brani scritti a quattro mani con Giancarlo Di Maria e Anna Regazzoni, usa la canzone come strumento introspettivo per analizzare alcuni spazi della propria interiorità.
Ogni brano è una lente che ingrandisce la coscienza di una donna diversa e uguale a tante, che vive e attraversa la paura trasformandola in un'occasione di crescita, dialoga con Dio in un sogno, commette sbagli fino a identificarsi nell'errore, parla della bellezza dell'anima che ha un'estetica e può essere attraente come Venere.
“La vera me”, il singolo di lancio che dà il titolo all’intero album, con il suo testo pirandelliano suggerisce di gettare quelle maschere nate per proteggere la parte più vera e delicata dell’essere umano, che finiscono però per soffocarlo e per tarpare le ali ai sogni più importanti. Un volo liberatorio fa assaporare la conquista di una libertà che è scoperta del vero sé e radicamento in un’identità unica, scevra da resistenze e condizionamenti esterni: un volo di gioia, in cui tutte le vie sono aperte alla scoperta del nuovo, una rinascita necessaria che sottende la sottile percezione dell’infinito.
Ma il disco di Paola Angeli è molto altro ancora: un prodotto elegante e raffinato, costruito con brani diversi, il cui unico filo conduttore è la voce calda e avvolgente dell'autrice, unita alla sua acuta sensibilità nell’affrontare tematiche complesse come la diversità e l’amore, cercando sempre di non precipitare nella pericolosa banalità.
“L’amore è qualcosa di personale - scrive e canta Paola - è la dichiarazione del mio silenzio carnale”. Immagini inusuali e un po' teatrali, per poi cambiare drasticamente tuffandosi nell’elettronica emotiva di un pezzo visionario in cui la protagonista è una donna diversa, e come tale più sola e indifesa, che ha il pollice grande e che Paola ha visto il giorno di Natale del 2001, in periferia a Bologna.
Paola Angeli è una verticalista, una cantautrice che va in profondità, un’archeologa che riporta alla luce reperti preziosi della coscienza, che diventano strumenti utilizzati da una donna in continua evoluzione: una donna che ha il coraggio di guardarsi dentro alla continua ricerca di sé stessa, non temendo le varie rivoluzioni e i cambiamenti che questo sguardo inesorabilmente provoca.
Dentro all’album c’è la passione dell’artista per la filosofia indiana (Paola è laureata in Indologia con una tesi sulla condizione femminile in India), per la storia e per tutto ciò che coinvolge l’essere umano. Ne è un esempio la scelta della cover, “License To Kill”, un brano di Bob Dylan, completamente ripensato nell’arrangiamento minimale, con piano e archi e re-interpretato in uno stile vocale asciutto e dolcemente incisivo, quasi un recitativo, dove al centro c’è l’essere umano con i suoi pensieri di onnipotenza e di invincibilità: ma poi c’è la coscienza che gli ricorda chi è davvero e gli toglie tutte le maschere.
La produzione artistica e gli arrangiamenti sono di Giancarlo Di Maria per Parametri Musicali. Si sviluppano attraverso sonorità elettro-pop che si mescolano a parti orchestrate di stampo decisamente classico, in cui il pianoforte è protagonista e dialoga costantemente con la voce.
Il risultato è un lavoro in controtendenza e molto personale, anche perché vuole essere la sintesi di un percorso professionale che Giancarlo e Paola hanno costruito insieme nel tempo non smettendo mai di crederci.
Se è vero - come scrive Anais Nin - che estremizzando il personale inevitabilmente si finisce con il coinvolgere le coscienze, quel che si augura Paola Angeli è che le sue canzoni così personali e intime possano arrivare alle persone.
08/02/2025