Fotografa, cantautrice, poetessa, attrice, sceneggiatrice, nonché autrice di colonne sonore per film e serie tv, Paula Rae Gibson è non solo una poliedrica artista londinese, ma anche uno degli enigmi più intriganti della scena avantgarde contemporanea, al punto che anche il suo più recente album “The Roles We Play To Disappear” è avvolto dal mistero ed è oggetto di dispute sulla sua effettiva data di pubblicazione. Comparso nel 2024 in alcuni resoconti di fine anno della stampa inglese, è in alcuni siti catalogato nell’anno 2022 e attribuito a un’etichetta, Octoberhouse, che non trova corrispondenza nel database di Discogs o in altri elenchi discografici.
La data ufficiale resta dunque quella del primo novembre 2024, giorno che sancisce il confine tra i dischi che rischiano di non essere inclusi nelle classifiche di fine anno e quelli che non trovano spazio nei primi mesi dell’anno successivo, essendo tutti interessati alle nuove uscite.
“The Roles We Play To Disappear” è uno di quei lavori che ti ritrovi ad ascoltare spesso nel vago tentativo di coglierne tutte le sfumature e i richiami creativi. Paula Rae Gibson è prima di tutto una fotografa, questa sensibilità per il mondo dell’immagine è alla base delle tante suggestioni sonore dell’album. Portishead, David Sylvian, Bill Frisell, Arthur Rusell, Annette Peacock sono solo alcuni dei nomi che vengono in mente durante l’ascolto delle tredici tracce.
In questo viaggio musicale tra elettronica, avantgarde e post-jazz, Gibson è supportata da musicisti di alto lignaggio e inventiva: in prima linea ci sono il pianista e compositore Kit Downes e il trombettista Alex Bonney, e sono altresì rilevanti i contributi del chitarrista Rob Luft e del tastierista e violoncellista Matthew Bourne.
Ritmiche elettroniche austere (“Ashes Are Confetti”), inquieti sussurri strumentali e algide atmosfere noir (“3 AM Always”) tessono una musicalità che pulsa e vibra, conciliando bellezza e introspezione (“Fall Into You”) .“The Roles We Play To Disappear” non è un disco che va setacciato e analizzato con i criteri tipici della musica pop-rock. Queste sono 13 composizioni che trovano la loro esegesi nei richiami a volte susseguenti che animano le tracce meno brevi, i 48 secondi di “Lover One Takes You To Lover Two” sono funzionali a “Makes No Difference To The Trees”, analogamente l’ingannatrice delicatezza di “Necessary Drama” crea l’atmosfera idonea al volteggio della tromba di Alex Bonney in “The Silence And The Shadow”, incastri che generano una molteplicità di emozioni e riflessioni profonde.
Le avverse vicende discografiche - una pubblicazione fantasma e una effettiva avvenuta sul finire del 2024 - non hanno permesso a Paula Rae Gibson di raccogliere il giusto rilievo, questa recensione forse non cambierà di molto le cose, ma i più attenti resteranno sicuramente sintonizzati, certi che il futuro dell’artista inglese sia ancora tutto da scrivere.
17/05/2025