Ray LaMontagne

Spoglio, sincero, l'ultimo album di Ray LaMontagne - "Monovision" 2020 - aveva lasciato un po' d'amaro in bocca, sia ai fan più fedeli che a coloro che avevano apprezzato la svolta psichedelica di "Ouroboros"; una scelta stilistica, quella del musicista americano, che assume senso con l'uscita del nuovo progetto "Long Way Home", disco che segna il passaggio dalla Rca alla Liula/Thirty Tigers.

L'album suggella il ritorno alle suggestioni folk-rock delle origini, il tono è confortevole, confidenziale, l'artista si concentra maggiormente sulle composizioni, con risultati più che soddisfacenti.
Ray LaMontagne ha dichiarato che "Long Way Home" è stato ispirato dal ricordo di un concerto di Townes Van Zandt e in particolare dalla canzone "To Live Is To Fly", l'effetto retrò è di conseguenza quasi ovvio, naturale. Il suono dell'armonica in "And They Called Her California" evoca con candore il Neil Young di "Harvest", il colto e armonicamente ricco fingerpicking di "The Way Things Are" profuma di West Coast anni 70, mentre ballate country, con tanto di steel guitar, come "I Wouldn't Change A Thing" o il folk-blues alla Bob Dylan di "Yearning", sembrano uscire da un qualsiasi album di cantautorato americano dei 70's.

Dopo aver dialogato con l'arte degli arrangiamenti e dopo la sbornia psichedelica, che riaffiora per un attimo nel curioso brano strumentale "La De Dum, La De Da!", Ray LaMontagne riscopre in "My Lady Fair" il fascino della composizione di tre accordi, appena guarnita di pochi eleganti inserti strumentali, ripartendo da quel mood country-soul alla Van Morrison che gli assicurò un prestigioso Grammy Award.
Forse poco ambizioso, ma autentico e toccante, "Long Way Home" contiene due delle canzoni decisamente più belle scritte dal musicista dai tempi di "Trouble": la prima è il delizioso singolo tinto di soul e gospel "Step Into Your Power" (con le Secret Sisters ai cori), un brano che dimostra come si può suonare attuali e vibranti senza smentire il proprio stile (con opportune sonorità potrebbe diventare una hit in stile hip-hop); l'altra perla è la title track, un'inaspettata incursione nel folk visionario di David Crosby e Tim Buckley, che LaMontagne canta e bisbiglia su pochi malinconici accordi, mentre immagini e ricordi, simili a quelli di un vecchio film in bianco e nero, sfumano pian piano, lasciando spazio solo a un'amara nostalgia.

25/08/2024