scopeotaku

They Came From The Sea

2024 (scopeotaku)
ambient dub, dark-ambient

Dagli abissi dell'underground di Glasgow emerge "They Came From The Sea", archetipo del DIY (do-it-yourself), tradizione che affonda le sue innumerevoli radici nelle frange noise degli anni Ottanta. Interamente prodotto, stampato e duplicato in formato musicassetta (C45) dallo stesso scopeotaku, l'album è una fusione cupa di dub sotterranei, ambient sinistra e drone monolitici. Le influenze spaziano dal noise a retaggi della dub più old school: da :zoviet*france: a Mad Professor fino a evocare tribalismi ancestrali, come se Muslimgauze venisse trasportato nelle viscere della terra.

Le tracce si animano in un mix di percussioni cupe e riverberi spettrali, quasi fosse un rituale primitivo da dietro una parete di roccia, in una caverna illuminata da fuochi tremolanti. Alle atmosfere arcaiche si fondono suoni cibernetici, l'eco di una civiltà tecnologica estinta che, per un motivo oscuro, riesce a convivere con un misticismo antico e roccioso. La produzione è volutamente grezza, ma si alterna con momenti di sound design accurato: in "Siege Weapon" le percussioni si muovono sapientemente nello spazio sonoro, i ritmi sono interrotti da filtraggi improvvisi, creando un'alternanza di raw sound e dettagli raffinati che rivelano una padronanza dei gesti sonori. Il percorso sonoro, sebbene complesso e stratificato, non sempre raggiunge picchi di brillantezza. La scelta di unire antico e futuristico, grezzo e ricercato, in alcuni momenti si perde in digressioni che sembrano più un divertissement per l'artista che un'esperienza appagante per l'ascoltatore: come se il flusso musicale, pur affascinante, rischiasse di disperdersi.

Nella seconda metà del disco il tono vira verso un approccio più dub, psichedelico e contemporaneo, pur restando ancorato a un suono ruvido e saturo. "Abdication Dub" è un episodio dall'anima acid dub, con una bassline maestosa e un groove efficace contrapposti però ad accordi che, rifacendosi alla tradizione giamaicana, risultano un po' prevedibili; "Pressure", invece, si muove su territori analoghi ma con una struttura ritmica più serrata e convincente. Anche nei momenti meno dispersivi, comunque, l'album non delude mai completamente. "Dreich" decostruisce i canoni precedenti, sovrapponendo field recordings vocali che si insinuano appena percepibili sotto pesanti saturazioni; "Gemini" si distingue per una sospesa melodia e arpeggi fluttuanti. In "Ziggurat" la release trova forse la sua massima espressione: voci bioniche e percussioni ipnotiche ripetono lo stesso sgraziato motivo, avvolto da fuochi, distorsioni e accenni di riti spiritici, in un excursus tra catacombe e inquietudine.

La produzione artigianale è percepibile tanto nella cura delle cassette quanto nel suono, che evoca un misticismo arcano, come un frammento di pietra lavica inciso con simboli esoterici. Alcune digressioni fanno perdere un po' di focus, ma l'album rimane un interessante capitolo di dub oscura, sperimentale e sotterranea.

01/01/2025

Tracklist

  1. Surface
  2. Ocean Swell
  3. Pressure
  4. Tombs
  5. Ziggurat
  6. Below
  7. Siege Weapon
  8. Abdication Dub
  9. Gemini
  10. Dreich
  11. Depth

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