Tanti anni fa, in Inghilterra, la critica aveva provato a coniare il termine di "boutique pop" con l'idea di raccogliere pubblicazioni squisitamente melodiche ma sonicamente ricercate, intonate da volti anche molto popolari, ma non per questo esplicitamente dedicate a un pubblico così ampio. Erano gli anni dell'infatuazione nazionale per Robyn, Lily Allen e Little Boots, ma la definizione si estendeva bene anche a "Ghosts" di Siobhan Donaghy e "Real Girl" di Mutya Buena, entrambe in uscita solista dalle Sugababes, l'Emma Bunton in chiave vintage di "Life In Mono", o anche a certi episodi di Nicola Roberts, meglio nota come la rossa delle Girls Aloud. La definizione chiaramente non ha mai attecchito, forse perché un po' antipatica ed elitaria, soprattutto a fronte di continui cambi di percezione sociale, ma il concetto tutto sommato è ancora abbastanza chiaro tra gli ascoltatori di certo pop d'autore.
Shaznay Lewis esordiva da solista nel 2004 con "Open", dopo aver terminato la prima parte dell'avventura con le celebri All Saints, nelle quali era la principale songwriter; tra sofisticate tentazioni r&b e uno sguardo al calmo pop-soul di Gabrielle e Des'ree, anche Shaznay era una tipa da "boutique", ma il singolo "Never Felt Like This Before" si spinse addirittura in Top Ten in madrepatria.
Ritrovarla in punta di piedi vent'anni più tardi, in qualità d'artista indipendente dopo aver intrapreso mansioni dietro le quinte, oltre a un paio di reunion con la vecchia band, conferma quanto intravisto ai tempi del debutto: Shaznay non ha intenzione di sovvertire le regole, ma sa fare il proprio mestiere con quel piglio che la rende riconoscibile. Senza Melanie Blatt e le sorelle Appleton a riempire le armonie, "Pages" adotta una produzione possente e stratificata, talvolta quasi elettrica, ma sempre molto pulita, condotta su un rilassato midtempo attorno a melodie che, un tempo, avremmo definito radiofoniche. Quel che non manca è un quieto senso del buon gusto, in particolare nei due pezzi rilasciati in anteprima: "Miracle", avvolta da densi sciami spaziali, e la bellissima "Kiss Of Life", esplicitamente dedicata ai propri figli adolescenti, che compaiono anche nell'annesso videoclip.
Certo, l'era d'oro delle All Saints al cambio di millennio rimane il faro attorno a quale gira tutto il resto, e le comunque squisite "Supposed To Be" e "Got To Let Go" sembrano brani scritti appositamente per una girlband. Ma su "Good Mourning", l'autrice chiama a rassegna addirittura Shola Ama e il toastin' di General Levy, due pezzi di storia di quell'identità Black & British che adesso sta entrando nella terza e quarta generazione, cementando un linguaggio a sé stante oltre le influenze caraibiche e statunitensi. I momenti più personali, infatti, s'incontrano quando Shaznay azzanna la canzone senza badare ad alcuna tendenza, come nell'introduzione tutta archi, ottoni e bassi vellutati di "Missiles", e nella roboante pulsazione disco "Tears To The Floor", il brano più incisivo del lotto.
"Pages" non è un album nato con chissà quali intenzioni da conquistador, l'autrice stessa non sembra minimamente intenzionata a fare le cose in grande, preferendo semmai pagare omaggio alla propria maturità; brani quali l'indolente "Peaches" e il roboante piglio cinematografico di "Awake (Motu)" mettono in mostra quella naivete dei tempi andati, intrisa di speranza e nostalgia, ma anche di una punta di disagio di fronte al tempo che scorre inesorabile, fregandosene di qualsiasi glorioso passato. Particolarmente stridente la conclusiva "Heart In Danger", intonata su un falsetto poco consono alle corde dell'interprete. E "Bruises" non ha forse un giro di accordi simile a quello di "Teardrop" dei Massive Attack? Certo, ma anche le All Saints, a momenti, rientravano in quel calderone denominato downtempo, soprattutto con William Orbit in cabina di regia; lungi dall'essere una semplice presenza di passaggio, Shaznay Lewis ne è stata autrice e interprete, anche di gran successo, al netto di quel che può pensare la critica sull'operato di una girlband.
Tra restaurazione, maturità e ispirazione, un ascolto pop tremendamente di settore, ma condotto troppo bene per far davvero cilecca.
24/05/2024