Il clima mediterraneo della Spagna fa bene alla salute e anche alla creatività. Parola di Dr. Robert alias Robert Howard, nonché leader dei Blow Monkeys, che possiamo definire senza timore di essere smentiti come una delle band più brillanti di tutto il filone sophisti-pop.
Da quando infatti si è trasferito nella terra della sangria e della corrida (da animalisti convinti speriamo ancora per poco), The Doctor non sbaglia un colpo, è più prolifico e ispirato di quando era un giovane dandy che faceva faville a Top of the Pops, e sforna grandi dischi a getto continuo.
Poco importa che i componenti della band - sempre gli stessi dal 1984, e questo se non è un record poco ci manca - siano quattro, perché chi muove i fili, scrive i testi e le melodie è sempre lui, il nostro eroe, che da quando ha ripreso in mano il moniker dopo quasi vent'anni di onesto ma anonimo cantautorato folk solista ha ritrovato quel guizzo vincente sottoporta che lo aveva portato nell'Olimpo del pop targato Uk.
Arrivati con "Together/Alone" al dodicesimo album in studio, a questo giro ci sarebbe voluta l'impresa per mettere d'accordo pubblico e critica, perché il precedente "Journey To You" del 2021 era un piccolo capolavoro di art-pop, con un suono orchestrale divinamente prodotto e canzoni tra le più belle di tutto il repertorio (ascoltate la title track e poi ne riparliamo).
Queste nuove tracce invece deviano dalla rotta attesa a mo' di sequel, sono più essenziali, meno stratificate e quindi più dirette nell'approccio, anche se poi l'opener e anche primo singolo "Stranger To Me Now", molto spectoriano, sembra contraddirmi in tutto e per tutto perché pare un outtake di "Journey To You", rappresentando in questo un punto di continuità coi i dischi più recenti.
Ma già dal secondo pezzo, e poi a seguire, si vira verso territori meno da comfort zone, per esempio gli anni 70 in "Waking Up Is Hard To Do" e "Not The Only Game In Town", che si poggia su ritmi disco classici di quel decennio, o il rock con il riff molto marcato, quasi in metallo pesante, del ritornello di "Rope-A-Dope" e di "King of Everything, altro ibrido per metà ipnoticamente acid jazz per poi svoltare heavy.
Con "Cards On The Table", che apre il lato B immaginando il vinile, si raggiunge l'apice del pathos: sonorità rarefatte, languide, quasi ambient, col pianoforte a dettare la melodia e i vocals malinconici quasi sussurrati per non alterare la magia del brano. Che Robert voglia dirci qualcosa? E invece parte subito "Cool Summer Hideaway" e per un attimo si rimane disorientati, come quando un amico con cui condividi l'ascolto approfitta di una tua scappatina in bagno per cambiare disco. Sin dalle prime note, infatti, parliamo di un'altra band, perché quelli che suonano e cantano sono i Beach Boys (e mettiamoci pure i Supertramp di "Crisis What Crisis") tra coretti, intrecci vocali e rimandi espliciti a quella surf music di cui Brian Wilson e soci sono stati i padri fondatori. È l'episodio più particolare dell'album e forse il pezzo più originale della band, ma non so quanto l'ascoltatore possa esserne sorpreso. Robert, infatti, ha sempre sguazzato allegramente nel crossover e non ha mai gradito di essere inscatolato e relegato in uno scaffale ben preciso, lui che è cresciuto ascoltando il northern soul e il punk, la disco e perfino il prog-rock.
"Together/Alone", tirando le somme, non è certo il miglior disco della band - magari il più divertente quello sì - perché le idee sono tante e non sempre vengono messe a fuoco. L'insieme sembra figlio piuttosto dall'ultimo tour, tra le pause fra gli spostamenti e le strimpellate durante i soundcheck. Alla base c'è sicuramente un lavoro in sala di registrazione meno certosino rispetto a "Journey To You", che invece aveva "beneficiato" del lungo lockdown a seguito della pandemia. È però un disco che necessita di attenzione e, per chi scrive, destinato a crescere con gli ascolti. E in questo i Blow Monkeys, nella loro lunga storia discografica, sono sempre stati una garanzia.
11/06/2024