Una volta Thurston Moore cantava "Kill Yr. Idols", ponendosi idealmente alla testa di un corteo che intendeva abbattere ogni certezza musicale precostituita, con l'obiettivo di elaborare nuove prospettive artistiche, inediti modi di suonare una chitarra elettrica. Ma alla fine quegli idoli è stato il primo a non buttarli giù dal piedistallo, basti leggere qualche pagina del suo voluminoso ma scorrevole memoir "Sonic Life", uscito nelle librerie da poche settimane. Moore si sofferma lungamente sul racconto della New York degli anni Settanta e Ottanta, quando era ragazzo, la Grande Mela, le sue strade, i luoghi d'incontro, i concerti, gli artisti. I suoi riferimenti dell'epoca sono tutti nel libro, in bella mostra, utilizzati come mezzo per ricostruire la stessa personalità di Moore. Anche per noi è difficile buttare giù un monumento come Thurston, pietra angolare della formazione musicale della nostra generazione: gli vogliamo così bene che trattiamo con grande cura ogni suo progetto, anche questo suo nono album solista, "Flow Critical Lucidity", pur non possedendo al proprio interno troppi motivi per essere ricordato.
Oltre a modificare le accordature delle chitarre, Moore ora presta attenzione anche ad abbassare la tonalità delle parti cantate, per donare comfort alle corde vocali. L'incipit del disco è affidato alle dissonanze organizzate di "New In Town", appoggiate sopra percussioni che conferiscono all'insieme un respiro etnico, meditativo. La successiva "Sans limites" si apre con un pianoforte deputato a sorreggere l'armonia, sul quale ben presto si sovrappongono i tipici arpeggi chitarristici di Moore, dal sapore inequivocabilmente Sonic Youth. A metà corsa entra per la prima volta la batteria e il brano si ammorbidisce prima di sfociare in un duetto con Laetitia Sadier degli Stereolab. È l'invito a non porsi mai troppi limiti, a combattere indossando quell'elmetto ritratto in copertina, opera dell'artista Jamie Nares, veterano del movimento no wave, con un passato come musicista - fra gli altri - nei Contortions di James Chance e nei Del-Byzanteens di Jim Jarmush.
In "Flow Critical Lucidity" hanno suonato anche Deb Googe (bassista dei My Bloody Valentine, da qualche tempo collaboratrice di Moore), Jon Leidecker dei Negativland, James Sedwards dei Nought e Jem Doulton della backing band di Roisin Murphy. La moglie di Thurston, Eva Prinz, nota nel mondo artistico come Radieux Radio, ha invece contribuito alla stesura dei testi.
Quando parte "Shadow" è evidente quanto inizi ad aumentare il coefficiente sonoro Sonic Youth all'interno dell'album, un brano in grado di conquistare senza troppi problemi il ruolo di canzone preferita dei fan più nostalgici (grazie anche all'immancabile dose di distorsioni in feedback).
La successiva "Hypnogram" si apre con un timbro che conosciamo alla perfezione, che ricorda altre ballad composte da Moore in passato, con quel filo di malinconia oggi accentuato dalla sopraggiunta consapevolezza degli anni che scivolano via. "Hypnogram" contiene una parte strumentale dai contenuti morbidamente lisergici, ma è soltanto l'inizio: l'atmosfera diviene ancor più psichedelica nella successiva "We Get High", dal passo felpato e narcotico.
"Rewilding" si presenta invece più rotonda, con bei fraseggi di batteria e chitarra, ma senza troppo mordente, mordente che scompare definitivamente negli otto minuti di "The Diver", tipico riempitivo poco necessario e tirato avanti un po' troppo per le lunghe.
Nella limited edition in vinile trova posto la bonus track "Isadora", già edita come singolo nel marzo 2023 e stilisticamente aliena al resto della tracklist, dove va a rappresentare il capitolo più "pop", figlia - come le altre sette tracce - di un giovanotto di sessantasei anni che dimostra di avere ancora molto da comunicare al mondo, in maniera più accessibile e molto meno avanguardistica rispetto a Kim Gordon. Due mondi che continuano ad allontanarsi, con buona pace di chi li vorrebbe di nuove vedere insieme sullo stesso palco. Opportunità che al momento appare sempre più remota.
27/10/2024